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Interisti, voglio dirvi una cosa su Brozovic. Inzaghi e il coraggio: tutto vero ma…

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L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: il futuro di Brozovic tiene banco. E anche le discussioni sul "coraggio" di Inzaghi

Alfio Musmarra

Il pareggio con la Sampdoria ha scatenato reazioni sinceramente sorprendenti. Mi spiego: con Inzaghi in panchina abbiamo imparato in questo anno e mezzo ad aspettarci di tutto. Dalla bella e sorprendente vittoria/prestazione contro la Big italiana o europea al tonfo con la piccola di turno.

L’essenza stessa della ‘pazzia’ interista che il tanto vituperato Conte aveva cercato di estirpare raggiungendo buoni risultati.

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Quell’Inter lì non esiste più, così come non esiste quella proprietà che investiva sui big. La squadra di oggi è strutturalmente diversa. Sulla carta con il ritorno di Lukaku sarebbe stata più competitiva, peccato che Romelu non ci sia mai stato insieme ad un altro top player come Brozovic. In molti oggi lo hanno dimenticato, oppure sono pronti a disfarsene come un ferro vecchio.

Parto dal croato: resto basito da come ci si stia dimenticando di lui, che il 16 novembre ha compiuto 30 ani e non 34 e che ha ancora molto da dare a grandi livelli. Io uno come Brozo me lo terrei stretto visto la centralità del ruolo. Perché se da un lato Calhanoglu sta facendo benissimo non vuol dire che non ci sia più spazio per lui. Anzi.

Mkhitaryan di anni ne ha 34 e non è stato preso per fare il titolare, tuttavia sta facendo una stagione strepitosa ma è destinato ad essere il primo cambio in panchina. Qui sembra che siano state sovvertite le gerarchie ma non è affatto così. In Italia nessuno ha sulla carta un centrocampo con Barella, Brozovic e Calhanoglu eppure stiamo riuscendo nell’impresa di mettere in discussione Brozovic.

Inter Asllani

Il croato ha sì avuto una stagione sfortunata ma che non deve mai offuscare il valore reale del giocatore. Anche perché mi pare che su Asllani ( preso per sostituire in futuro proprio Marcelo) Inzaghi non abbia tutta questa grande fiducia, senza dimenticare come l'allenatore non lo veda come regista ( ma allora cosa l’abbiamo preso a fare per quel ruolo?). In più Gagliardini è destinato buon per lui (e per noi) a trasferirsi altrove.

Quindi non è che a centrocampo ci sia l’imbarazzo della scelta e con una proprietà che ha ormai tirato i remi in barca c’è poco da far gli schizzinosi.

Ma veniamo a Inzaghi. Non sono mai stato un suo grande fan, ho sempre avuto l’impressione che ci abbia trasformato nella Lazio e del resto i risultati sono un po’ gli stessi. Ha diverse attenuanti come le cessioni ed una sostanziale instabilità societaria, tuttavia non ha mai dimostrato di avere il coraggio per guidare l’Inter.

Lo scudetto perso lo scorso anno è proprio figlio di una cattiva gestione dei momenti topici. Inzaghi non sembra mai avere il polso che serve per governare un ambiente burrascoso come quello nerazzurro e non è un caso che all’Inter abbiano vinto (e quando intendo vincere, intendo cose serie come il campionato) i famosi sergenti di ferro, come il primo Mancini, Mourinho e Conte.

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Tuttavia arriviamo da un periodo positivo: nelle ultime 8 partite 6 vittorie, un pareggio e una sconfitta. Abbiamo battuto due volte i cugini (in un caso in Supercoppa quindi con un trofeo già in bacheca) e abbiamo battuto l’Atalanta. Ottavi di Champions da giocare col Porto, semifinale di Coppa Italia con la Juve, insomma tutto sommato c’è di peggio.

Tolto il Napoli che sta facendo una stagione strepitosa non mi pare che le altre navighino nell’oro. Eppure vedo un Inzaghi messo nel mirino come se avesse la spada di Damocle puntata sulla testa. Mi sembra eccessivo.

Che poi è vero che non dia mai prova di coraggio. Ma questo è tanto vero quanto però risaputo. E difficilmente si possono cambiare le idee radicate di un tecnico.

Mi aspettavo una crescita anche di Inzaghi dopo la prima stagione sulla panchina dell’Inter e dopo aver gettato al vento uno scudetto, mi sbagliavo: la crescita non l’ho vista.

Quando siedi su panchine così importanti non ci si può accontentare di un pari a Genova contro una Samp in piena lotta retrocessione. E neppure perdere senza provare il tutto per tutto contro l’Empoli. Perché se ‘dai particolari si giudica un giocatore’ come cantava De Gregori, Inzaghi deve cacciar via la paura di ‘Nino’ e osare, perchè si può anche perdere ma la mentalità dev’essere quella di provarci sempre e quella mentalità si trasmette per osmosi ai giocatori.

Andate a rivedervi i volti, le espressioni e le esultanze, gli abbracci dei giocatori sotto la gestione precedente e forse capirete di cosa sto parlando.

Un’ultima postilla ma non meno importante: siamo sicuri che la cacciata di Oriali sia servita? Mah. Io qualche dubbio ce l’ho.

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