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Lautaro: “Inter club gigante. Dai tifosi sempre rispetto: li ripago in campo”

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Le parole del centravanti nerazzurro: "Milano mi ha dato tanto amore fin dal primo giorno: sono arrivato in una squadra gigante"

Marco Astori

Lautaro Martinez, centravanti dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni di Footsteps, podcast nerazzurro sulla piattaforma Recast. Queste le sue parole.

Il tuo posto del cuore?

—  

A Bahia Blanca con mio fratello abbiamo preso due palloni e fatto il campetto noi: giocavamo prima di andare a scuola, quando tornavamo e pure dopo gli allenamenti. Nostra madre ci veniva a chiamare per mangiare perché eravamo sempre lì.

Le tappe più importanti della tua carriera?

—  

Ho debuttato come professionista a Buenos Aires con l'Avellaneda, una città di tanta passione dove il calcio si vive in maniera diversa, speciale. Sono stati momenti bellissimi. Il Liniers è il club dove sono nato, mi hanno fatto imparare tanto come calciatore e uomo: anche per la mia famiglia è stato importante, ci hanno dato una mano e ora cerco di aiutare anche io. Milano mi ha dato tanto amore fin dal primo giorno: sono arrivato in una squadra gigante, ha una società importante e giocatori importanti e i tifosi me l'hanno fatto sentire fin dal primo giorno, è bellissimo. Mi hanno sempre rispettato, ho sempre cercato di ridargli tutto in campo.

Inter Lautaro

Cosa è stato determinante?

—  

La prima cosa è l'utilità, poi il rispetto e il lavoro.

Il momento più emozionante?

—  

Quello che mi è rimasto più in testa è l'esordio in Nazionale: era un momento in cui c'erano tanti buoni giocatori, mi hanno dato quest'opportunità e mi rimarrà per tutta la vita.

Lautaro: “Inter club gigante. Dai tifosi sempre rispetto: li ripago in campo”- immagine 3

Il giocatore di riferimento?

—  

Per il ruolo guardavo sempre Radamel Falcao per i movimenti nel campo e nell'area: è sempre stato il mio idolo.

Le persone che hanno influito di più?

—  

Tutta la mia famiglia sicuramente, senza di loro non potevo realizzare il mio sogno. Poi un allenatore del Racing mi ha dato una mano gigantesca quando sono arrivato lì: non ce la facevo a stare lontano da casa, ho sofferto tanto ma mi sono stati vicinissimi, è stato importante. E poi tutti gli allenatori: si impara tanto da tutti, cerco sempre di ascoltare e vedere quello che fanno e come lavorano per migliorare".

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