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Lucio: “Derby? Vince l’Inter 3-1. Mourinho top. Conte? Sbagliai ad andare da lui alla Juve ma…”

Le parole di Lucio a La Gazzetta dello Sport

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa dall'ex difensore dell'Inter Lucioa La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole in vista del derby contro il Milan:

“Sono felice di tutto quello che ho vissuto in carriera, ora mi dedicherò molto di più alla famiglia. Quest’anno starò in Brasile con loro, ma ho già l’idea di venire in Europa a studiare per restare nel calcio. Una cosa è giocare, un’altra allenare”.

Domani qui in Italia è tempo di Inter-Milan.

“È una partita speciale tra due grandi squadre con grandi tifoserie: i miei derby li ricordo bene, ne ho giocati 5 e vinti 4. Forse portavo fortuna... L’atmosfera del Meazza è bellissima, i tifosi si comportano bene, c’è grande rispetto tra la gente. Per me Inter-Milan è il “clasico” più importante del mondo”.

Uno dei più celebri è il vostro 4-0 nell’anno del Triplete.

“Fu una partita pazzesca: Sneijder era appena arrivato e fece la differenza, Maicon e Thiago Motta segnarono e giocarono molto bene. Non era un risultato qualunque per un derby ma avevamo dimostrato di essere molto più forti. Avevamo più qualità e fu una partita chiave della stagione”.

Dieci anni dopo cosa le rimane di quella cavalcata?

“Penso a Mourinho: aveva un carattere e una personalità forte e ha dato tantissimo alla mia carriera. È lui il miglior allenatore con cui ho lavorato. Mi ricordo l’entusiasmo della gente quando ci qualificammo per la finale. E poi le ore prima della partita a Madrid e il fischio finale, la festa in campo con mio figlio. Infine il presidente Moratti: un vero gentleman, il nostro primo tifoso. La sua energia contagiò tutta la squadra”.

Dopo l’Inter è andato alla Juve.

“E fu un errore. Nel 2012 era cambiato tutto, c’era un allenatore, Stramaccioni, che mi diceva di restare ma non era ciò che voleva. Infatti ogni 10 minuti mi chiamava Branca e mi diceva di trovarmi una squadra. Non era facile dopo tutto quello che avevo fatto all’Inter. Non arrivavano contratti forti, all’ultimo giorno non avevo altre opzioni: il mio manager mi disse di andare alla Juve. Ma è stata una decisione sbagliata”.

In panchina c’era Conte, ma il feeling non scattò: giocò pochissimo e dopo sei mesi tornò in Brasile.

“Di Conte dico che è un buon allenatore, quello che è successo ci poteva stare. Bonucci rischiava una lunga squalifica e Conte mi disse che avrei giocato io, poi non è successo e non ho trovato spazio. Sono stato poco alla Juve, non ho provato per i bianconeri quell’affetto che ho sentito sempre nei confronti dell’Inter”.

Oggi Conte è il top player nerazzurro.

“Non ho rancore nei confronti del mister. Lo reputo un tecnico davvero preparato, che si dedica molto alla squadra e le trasmette tanto: può essere l’allenatore giusto per riportare l’Inter in alto”.

Finora Antonio ha dimostrato di essere un fattore decisivo.

“Finalmente l’Inter lotta di nuovo con la Juve per lo scudetto. Qui in Brasile si dice che non è bello che vincano sempre i bianconeri. È bello invece che in un Paese con grandi squadre come l’Italia ci sia un duello come quello di quest’anno”.

Una delle armi della sua Inter era la difesa, proprio come quest’anno.

“In Serie A la difesa è fondamentale, l’ho imparato ai miei tempi: la prima cosa che serve per vincere è non prendere gol. Noi nel 2010 abbiamo vinto perché non prendevamo gol, per questo abbiamo fatto fuori squadroni come Chelsea e Barcellona”.

De Vrij, Skriniar, Bastoni, Godin. I nomi dietro sono importanti. Anche se dall’ex Atletico ci si aspettava di più.

“Un po’ di difficoltà ci può stare, ma Diego ha carisma e visione di gioco. Può essere ancora molto importante in questa stagione: noi avevano giocatori come Sneijder, Eto’o Zanetti. Con la loro esperienza aiutavano tanto la squadra”.

L’Inter ha anche un certo Lukaku davanti...

“Mi piace molto, in Italia serve avere un attaccante forte, tosto come lui: devi avere il fisico per rompere le difese. Lukaku è il numero 9 giusto per l’Inter, ha le caratteristiche perfette”.

Il Milan ha Ibrahimovic: è vero che tra voi non corre buon sangue?

“È un attaccante molto forte e molti dicono che è arrogante, però non lo conosco abbastanza per confermare questo giudizio. All’Inter ci siamo allenati insieme una settimana: io arrivavo, lui andava a Barcellona. Marcarlo è difficile: i corpo a corpo con lui sono difficili perché è grande e forte. Quando lo affrontavo la prima cosa a cui pensavo era il pallone non il corpo”.

Tra i rossoneri c’è anche il suo connazionale Paquetà, che non vive un bel momento.

“In Italia lo seguo poco, lo ammetto. Me lo ricordo al Flamengo: ha tecnica e visione di gioco, però qui in Brasile c’è un altro modo di giocare, più lento, più tecnico. In Europa è diverso e giocatori così quando arrivano soffrono se non sono preparati”.

Ma chi lo vince questo derby?

“Finisce 3-1 per l’Inter: non ho dubbi”

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