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IL FENOMENO

Moratti: “Ecco quando dissi ‘ora prendo Ronaldo’. Nike non ci credeva e infatti…”

L'ex presidente nerazzurro ha raccontato come è nata l'idea di portare il Fenomeno a Milano: "Emozione legata anche al tifo"

Redazione1908

"Fenomeno Ronaldo". Lo speciale di Sky Sport sull'arrivo del brasiliano all'Inter ha visto tra i protagonisti anche Massimo Moratti. L'ex presidente nerazzurro ha raccontato come è nata l'idea di portare il Fenomeno a Milano.

"In quella stagione avevamo dei giocatori talmente forti... Prendevi dalla panchina e sapevi che c'era lo spettacolo più bello del mondo che ti si presentava, era una felicità andare alla partita", ha spiegato Moratti.

"Portare in Italia Ronaldo era un'emozione legata più a una questione di tifo. Ho iniziato a pensare di prendere Ronaldo dopo una partita a Firenze, dove perdemmo. Tornando indietro dissi all'autista, che era un brontolone: "L'anno prossimo prendo Ronaldo e veniamo qui, così sei contento". Devo essere sincero: non fu soltanto una battuta. Da quel momento iniziai a seguire il discorso Ronaldo".

La telefonata

"Stavo andano a Padova, a una riunione con la banca, quando ricevetti una chiamata da Branchini, che mi disse che l'operazione era conclusa. Andai immediatamente da Sant'Antonio a ringraziarlo... Ricordo che festeggiammo in banca".

L'offerta della Nike

L'Inter vinse la concorrenza della Lazio, che avvicinò gli agenti di Ronaldo in Brasile. Fondamentale l'appoggio di Pirelli, ma anche della Nike, che dal 1998 divenne sponsor tecnico nerazzurro. Moratti: "La Nike mi aveva fatto un'offerta tempo prima, ma risposi che non mi sembrava una grande cifra. "E se prendessi Ronaldo?". Mi risposero che mi avrebbero dato tanto, ma lo dissero come se avessi detto di andare sulla Luna... Poi mi presentai alla Nike dicendo che avevo preso Ronaldo, e quello diede negli anni una copertura abbastanza importante (da 2 miliardi a 15)".

Il tentativo di prendere Pelè

"Pelè lo avvicinammo nel '58, poco prima dei Mondiali in Svezia. Il presidente del Santos disse di sì, ma nel momento in cui dovevamo chiudere chiamò e ci disse: "Guardate che ci hanno bruciato la sede, non so più cosa fare". Mio padre, giustamentegli disse di non preoccuparsi, che qui c'era di mezzo la vita...".

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