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Inter, nessuno sminuisce Suning ma ora serve di più. Un uomo merita menzione speciale

L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: i nerazzurri ad un passo da un autentico capolavoro. La proprietà non si accontenti

Alfio Musmarra

Manca ancora un piccolo tassello, qualche piccolissimo passo per arrivare sul tetto d’Italia e riassaporare il sapore della vittoria. Sembra tutto però ovattato, sembra quasi che passi come una cosa normale, quando di normale non c’è nulla. Perché se riavvolgiamo il nastro e torniamo all’estate tutto nasce non proprio sotto i migliori auspici.

Nessuno avrebbe immaginato che da Villa Bellini, per come ci si era arrivati le cose si sarebbero evolute in questo modo. Anzi. C’era già pronta la pista Allegri, tutti scrivevano che ci sarebbe stata una burrascosa separazione, che nel caso contrario Conte sarebbe durato poco perché non c’erano le basi. Invece nulla di tutto ciò.

Perché da Villa Bellini è cambiato il mondo, insieme alle strategie di mercato nerazzurre. Tutto stoppato, tutto saltato in aria. Bisognava fare di necessità virtù e inventarsi qualcosa. Così mentre la Juve comprava a destra e a manca, l’Inter si doveva accontentare di due parametri zero presi soprattutto per far crescere una squadra fondamentalmente molto giovane non abituata a vivere una stagione da protagonista. Certo sinceramente ci saremmo aspettati un apporto superiore da Kolarov e Vidal, soprattutto in Champions ma tant’è. Ciò che però sta passando quasi in cavalleria è una stagione straordinaria di un gruppo altrettanto enorme gestito in maniera egregia da un Signor Allenatore e da un certo Oriali.

Perché non va dimenticato il contesto, non va dimenticato tutto quello che è successo, le difficoltà societarie, l’assenza di una proprietà che da ottobre a marzo è letteralmente sparita. Le difficoltà economiche che avevano portato Suning a trattare i termini di una cessione, i cambi di scenari, l’impellenza di trovare liquidità, il socio di minoranza, poi il prestito. Non che dalle altre parti navigassero nell’oro eh, ci mancherebbe altro. Perché da altre parti la letteratura sui tagli di stipendi che in realtà erano stati posticipati alle stagioni successive, sono stati fatti passare sotto un’altra luce. Ma si sa come funziona.

Conte e Oriali, protagonisti di un capolavoro

Di fatto però il contesto in cui si è lavorato non è stato per nulla semplice. Conte e Oriali sono stati giganteschi a isolare il gruppo squadra, a renderlo impermeabile da tutto quello che stava accadendo fuori, e non è stato per nulla facile. Perché fin quando sono solo indiscrezioni giornalistiche può andare, ma quando poi non arrivano gli stipendi, non hai indicazioni o confronti con la proprietà e gli stessi dirigenti con cui ti devi interfacciare non hanno risposte i dubbi aumentano e non solo sul presente ma anche sul futuro.

In questo contesto anche Marotta e Ausilio hanno fatto il loro in mezzo a mille difficoltà, perché non era per nulla scontato gestire anche situazioni contrattuali spinose e trovare accordi importanti per tenere e prolungare i contratti di giocatori fondamentali. Provate a pensarci: quest’estate sembrava che Lautaro Martinez fosse ormai del Barcellona o che l’Inter dovesse necessariamente dargli un ingaggio pazzesco. E non è stato affatto così. I vari De Vrij, Barella, Bastoni hanno già trovato un accordo di massima e con l’arrivo di Zhang tutto verrà formalizzato.

Suning ha i suoi meriti: ora però serve uno step ulteriore

Il gruppo ha dato una dimostrazione di professionalità esemplare in un contesto complicatissimo ed è proprio per questo motivo che il traguardo che attendiamo da troppo tempo dev’essere celebrato e sottolineato come merita. A proposito di meriti, certo anche la proprietà ha i suoi. L’Inter di oggi è questa grazie agli investimenti fatti in questi anni e nessuno potrà mai sminuirli. Adesso però serve uno step superiore.

Serve una società più forte mediaticamente, che non si faccia maltrattare in ogni dove, che sappia proteggere tecnico e giocatori, che faccia scudo e che non si preoccupi solo ed esclusivamente del proprio nome. Lo merita il blasone del club, lo merita la sua storia, lo meritano milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo. Non basta tornare a vincere, è importante restarci adesso in quelle posizioni e crescere mediaticamente di conseguenza. Perché questa cavalcata straordinaria non sia un unicum, ma una base su cui lavorare e migliorare nonostante le difficoltà economiche oggettive non solo dell’Inter ma di tutto un mondo in oggettiva crisi di liquidità.

Una menzione speciale

In tutto questo merita una menzione anche l’area medica nerazzurra comandata dal Professor Volpi. Se l’Inter quest’anno è stata una delle poche squadra ad aver avuto una bassa incidenza di infortuni è un pieno ed enorme merito di un’area all’avanguardia che insieme allo staff di Conte ha saputo lavorare in totale sintonia e grande professionalità. E questo è un aspetto troppo importante per essere sottovalutato.

Ciò che però preme ad Antonio Conte ( e non solo a lui ..) è che nei prossimi incontri col Presidente ci sia chiarezza: su programmi futuri, su cosa intende fare la società e che questa chiarezza venga esternata anche ai tifosi. Perché non esista più un distacco tra proprietà e dirigenza com’è accaduto quest’anno e proprio in questo senso l’obiettivo nel momento in cui verrà centrato sarà un’autentica prodezza. Il rammarico è aver giocato senza tifosi, senza quelle migliaia di voci che hanno sempre riempito San Siro in questi anni di bocconi amari, di sofferenze, di difficoltà. Nessuno le dimentica e proprio in questo senso festeggiare sarà come una liberazione. Ma ancora non è il momento.

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