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Thuram: “A Madrid gara complicata, ora lo scudetto. Olimpiadi? Se Henry chiama vado. Acerbi…”

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Intervenuto in conferenza stampa direttamente dal ritiro della Francia, Marcus Thuram, attaccante dell'Inter, ha toccato alcuni temi caldi
Marco Macca Redattore 

Intervenuto in conferenza stampa direttamente dal ritiro della Francia, Marcus Thuram, attaccante dell'Inter, ha toccato alcuni temi caldi, dalla sua possibile partecipazione alle Olimpiadi di Parigi 2024 alla questione razzismo, di grande attualità anche in casa Inter dopo il caso Acerbi-Juan Jesus:

Thuram: “A Madrid gara complicata, ora lo scudetto. Olimpiadi? Se Henry chiama vado. Acerbi…”- immagine 2

"Per la Nazionale cerco di essere presente ogni volta che mi chiamano. Poi in attacco abbiamo giocatori molto bravi. L'allenatore ha l'imbarazzo della scelta. Olimpiadi? So che è motivo di grande orgoglio per qualsiasi giocatore francese giocare alle Olimpiadi. Poi c'è un allenatore che è Thierry Henry e che farà la sua lista. Se sarò chiamato in causa risponderò presente ma non farò pubblicamente richiesta".


"Questa è la mia seconda stagione da numero 9, nella prima ho giocato da solo in attacco. All'Inter ho imparato a giocare in coppia con Lautaro. Il mio gesto in Champions League contro Savic? E' stato un gesto che non doveva essere fatto ma no, non avevo paura del VAR. A Madrid è stata una serata complicata perché non è bello essere eliminati in Champions League. Adesso vogliamo vincere lo scudetto".

"La pressione ti fa progredire, la sento prima delle grandi partite. Non mi lascio sopraffare ma l'accetto. Se sono al mio massimo? Spero di no, perché ho solo 26 anni. Negli ultimi due anni sono progredito molto nella posizione di centravanti. E se la gente non mi fa più domande su mio padre è perché probabilmente, dopo 26 anni, hanno finito le domande su di lui".

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Conclusione su Acerbi, compagno di squadra accusato proprio di razzismo dopo la vicenda con Juan Jesus del Napoli: "Quando c'è una procedura così grave in corso il giocatore deve rimanere al club per difendersi o per dire ciò che è successo. Non è il momento di andare in nazionale in tali momenti. Cori razzisti negli stadi? Sono totalmente d'accordo con Maignan, in caso di cori razzisti dobbiamo lasciare il campo, altrimenti si manda il messaggio che sono cose che possono succedere e che si può continuare a giocare, sono invece cose inammissibili, inaccettabili e bisogna battere i pugni sul tavolo per farlo capire"

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