E poi da un uomo che fa la differenza.
«Qualche settimana fa, quando stava vivendo un momento di calo fisiologico, s’era diffusa la preoccupazione che Lautaro Martinez si stesse inaridendo. Gli attaccanti come lui non spariscono mai, se non per ricaricarsi, e la tripletta conferma semplicemente quello che sapevamo: siamo al cospetto di un attaccante enorme che in una squadra così autorevole, sa sempre come esaltarsi. Ma l’argentino non è il solo a rendere affascinante l’Inter: Barella da un po’ va considerato tra i centrocampisti più forti; Thuram sta arricchendo le soluzioni offensive; e poi c’è una difesa che non concede nulla, un Dimarco scatenato. Statistiche alla mano, 20 conclusioni a 4, 7 tiri nella porta a zero, Inzaghi può essere orgoglioso di quello che ha costruito con equilibrio».
L’altra metà del cielo si chiama Atalanta.
«Poteva entrare tra le primo otto, sarebbe stata la sorpresa in assoluto, ma il nono posto è un risultato straordinario, ribadisce la bravura di Gasperini e della società, premia il loro lavoro che brilla con il 2-2 di Barcellona, in condizioni rese ancora più difficili dall’infortunio di Lookman. Nessuno può dire come sarebbe andata se avessero avuto nella ara decisiva il loro attaccante più imprevedibile. La sfortuna si è accanita, anche con l’incidente di Scalvini, ed è inutile ricordare il rigore sbagliato con l’Arsenal, quello ormai appartiene al passato. Il futuro è della Dea, io la vedo come una delle rivali più pericolose delle solite note».
Male il Milan e la Juventus, nonostante il passaggio del turno.
«Che non è poco, ci mancherebbe, ma le sconfitte generano preoccupazioni. C’erano stati segnali in precedenza, penso alle polemiche tra i rossoneri e alla difficoltà di vincere dei bianconeri: questi risultati non favoriscono le analisi, serve in entrambi gli ambienti la necessaria lucidità per capire cosa stia frenando i rispettivi progetti».
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