Simone Inzaghi, Patrick Vieira e Antonio Conte. Con ognuno dei nomi citati, Goran Pandev ha un legame. "Allora: Simone è amico mio, sono stato cinque anni e mezzo alla Lazio e con lui abbiamo condiviso stagioni e gol. Era un malato del calcio già a quel tempo, una specie di predestinato, sapeva tutto di tutti, gli facevi il nome di un calciatore di C e lui buttava giù una relazione. Poi è diventato bravo, anzi bravissimo, una esplosione graduale e netta, come sta dimostrando all’Inter", ricorda il macedone alla Gazzetta dello Sport.


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Pandev: “Lo scudetto se lo giocheranno in 3. Inzaghi bravissimo. Gasperini? All’Inter…”
Vieira fu compagno di pochi mesi.
—«All’Inter, stagione del Triplete: io arrivo e lui parte per il City ma facemmo in tempo a giocare una partita e ad allenarci un po’ insieme. Personalità strepitosa, come sta dimostrando al Genoa: è arrivato, ha preso possesso della situazione, ha messo assieme una serie di risultati».
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Con Gasp due momenti.
—«All’Inter feci il ritiro con lui, prima di andare al Napoli, e non lo consiglio a nessuno: un lavoro che ti distrugge fisicamente, anche se poi dopo ti ripaga. Poi un campionato al Genoa. La fortuna di qualsiasi attaccante è di essere allenato da uno come lui. Si capiva che aveva qualcosa di speciale e si vede: ti cambia la vita».
Mentre lei e il suo Napoli avete «cambiato» Conte.
—«Questa non la capisco».
Novembre 2011, stadio San Paolo, quando nasce la rivoluzione contiana con il 3-5-2.
—«Vero! Mi era sfuggito il pretesto. Doppietta mia, sembriamo in controllo sul 3-1, i frutti di quel mutamento si vedono nella ripresa, finisce 3-3, mi pare che a pareggiare fu Pepe, nel finale».
Le pare bene.
—«Conte è una garanzia, come Simone e come Gasperini. Io non ho difficoltà a sbilanciarmi: questo scudetto se lo giocheranno Atalanta, Inter e Napoli, in ordine alfabetico, hanno qualcosa più delle altre ed hanno allenatori che incidono».
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