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Balotelli: “Nessun problema con l’Inter, mi ha dato tanto. Come Mancini. Impressionato da Lautaro”

L'attaccante del Brescia ha parlato del suo rapporto con l'Inter e con Mancini e dei due attuali attaccanti dei nerazzurri

Andrea Della Sala

Intervistato dal Corriere dello Sport, l'attaccante del Brescia Mario Balotelli ha parlato del suo rapporto col Milan e con l'Inter e anche di Mancini e dei due attaccanti nerazzurri:

Giorni fa proprio il tuo agente ha detto una cosa che mi ha colpito: «Il problema di Mario è che è contento di ciò che ha fatto».

«Ha detto questo? Ma non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora. Sono cresciuto, l’istinto sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l’ultima stagione al Milan è stata formativa. Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro. Ho incontrato allenatori con i quali c’è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mou e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato stupido. Mi hanno descritto così? La gente trova più interessanti i giudizi negativi». 

Capisco, Mario, ma ne hai combinate di ogni. Una volta è lo scherzo della pistola giocattolo, l’altra l’appartamento di Manchester incendiato, gli incidenti alla guida… 

«Quello della pistola giocattolo fu semplicemente uno scherzo tra amici che si risolse in un attimo. Quando prese fuoco l’appartamento di Manchester io non ero nemmeno in casa. Gli incidenti, un paio per colpa mia, tre al massimo. Tutto il resto è fantasia, pregiudizio, favola. Hanno scritto di un mio incidente l’ultimo dell’anno e non ero nemmeno presente, non c’ero su quell’auto. Dell’altro giorno un articolo su una serata a Padova dove avrei fatto le ore piccole. Sì, a Padova c’ero, sono andato a cena, poi a bere con gli amici fino alle due, la mattina dopo non era in programma l’allenamento ma io sono andato ugualmente al campo per lavorare. Vuoi sapere come stanno le cose? E allora chiedimelo, informati invece di creare uno scandalo dove lo scandalo non c’è. Il giorno…». 

Ti saresti mai aspettato il ritorno di Ibra? 

«Non me l’aspettavo. E non l’ho sentito. Ci siamo visti prima della partita col Milan quando sono andato in albergo a salutare la squadra».  Il Milan l’hai sempre nel cuore. 

«Il Milan è il Milan. Ma al tempo stesso non ho alcun problema con l’Inter, non io almeno. L’Inter mi ha dato tanto, tutto è partito da lì, il settore giovanile, Mancini, la gente. Mancini è la principale figura della mia carriera, le due occasioni in cui abbiamo discusso aveva sempre ragione lui. In particolare la volta della foto che fece il giro del mondo: si incazzò per un brutto intervento in scivolata su un compagno». E Mihajlovic, che lo spinse a farti esordire contro la Juve? 

«Sinisa è forte, talmente forte che ne verrà fuori. Non l’ho mai chiamato per non disturbarlo, ma ho scritto a sua figlia. Lui è un uomo leale, di lui ti puoi fidare, le cose te le dice in faccia. E poi...». 

E poi? 

«Un fenomeno sui calci da fermo. Provava le punizioni con noi in allenamento, mi colpiva il fatto che riuscisse a cambiare l’angolo di battuta e la direzione del pallone con l’ultimo passo. Mai visto un altro in grado di farlo. Osservava il movimento del portiere, all’ultimo cambiava decisione e indirizzava il pallone verso il lato aperto. Io ci riesco solo su rigore. Ma tanto al Brescia i rigori non li danno (ride). Due in ventidue partite». 

Mario, Tonali dove può arrivare? 

«Ha margini di miglioramento abissali (testuale). L’hanno paragonato a Pirlo, gli somigliava solo nei capelli. Sandro mi ricorda Gerrard e Lampard e, se il mio allenatore non si arrabbia, dico che per me il suo ruolo ideale è dietro le punte. Sandro sa coprire tutto il campo, ma aggiungerebbe tanta qualità se spostato più avanti». 

Parli di calcio. Pensa che non ti riconoscevo tutta questa passione. Ti immaginavo interessato ad altro. Non dico a cosa. 

Altra risata. «Il calcio è la mia vita. Agli altri non sembra che sia così? Non ho mai cercato di convincere nessuno. Mi piace Lukaku, chi dice che non è veloce ne capisce poco. Ma è Lautaro che mi ha impressionato. Un altro fortissimo è Higuain, però se devo fare un nome dico Dybala, io sono un Dybala fan, è un giocatore pazzesco». 

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