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Ceferin: “Dov’era la Juve 15 anni fa? In Serie B. Al calcio servono Atalanta, Celtic: tutti”

Il lungo intervento del presidente dell'Uefa durante il congresso: "Alcune persone egoiste stanno cercando di uccidere il bel gioco"

Marco Astori

Nel corso dell'odierno Congresso UEFA, Aleksander Ceferin, presidente dell'organo europeo, ha parlato così della crisi che sta vivendo il mondo del calcio: "Questa crisi renderà noi e il calcio più forte che mai, perché le autorità hanno finalmente capito quanto sia importante il calcio per la società europea. Questa crisi ha dimostrato una volta per tutte che il calcio è radicato nel DNA della nostra società. Fa parte della storia del nostro continente e dei nostri ricordi collettivi. È stata una delle sue più grandi storie di successo da oltre un secolo. Questa crisi renderà noi e il calcio più forte che mai, perché le nostre competizioni hanno ridato speranza quando il mondo intero si era fermato. Usciremo più forti da questa crisi e saremo all'altezza delle sfide che ci attendono. Raccoglieremo l'enorme sfida di organizzare un Europeo di successo, l'occasione perfetta per mostrare al mondo che l'Europa si sta adattando. Usciremo più forti da questa crisi perché aiuteremo i nostri club ad adattarsi e rimettersi in piedi. Ho letto in vari luoghi che stiamo progettando di abolire il fair play finanziario. Sia chiaro: non accadrà... Tuttavia, dobbiamo adattarlo alla nuova realtà".

Il numero uno dell'Uefa si è poi soffermato sulla SuperLeague: C'è stato un cambiamento negli ultimi anni, semantico e ideologico. Un cambiamento accelerato dall'attuale crisi e che ignora quello che succede in campo e i meriti sportivi. Un cambiamento che deve essere fermato immediatamente. E' un cambiamento semantico perché creare un nuovo sistema è accompagnato dal voler creare un nuovo vocabolario: per alcuni i tifosi sono diventati consumatori e clienti e le competizioni sono diventati prodotti. Nel prepartita non si guarda più alle formazioni titolari, ma alle scommesse e ai follower su Twitter. Dopo il fischio finale si guardano gli indici di ascolto e i dati di share. L'eliminazione dalla Champions per alcuni non è più un fallimento sportivo, ma un rischio industriale che non vogliono più correre.

L'obiettivo di alcuni non è più arricchire la bacheca, ma sistemare il conto in banca. L'egoismo sta rimpiazzando la solidarietà, alcuni CEO cambiano società come pantaloni, i soldi sono diventati più importanti della gloria, l'avidità più della lealtà. Sentiamo parlare di proprietari ogni giorno? Ma cosa hanno? Il calcio non appartiene a nessuno, ma a tutti: è parte della nostra eredità, così come la Champions League. Il rispetto della storia, della tradizione e degli altri è importante per noi. Le competizioni europee hanno bisogno di Atalanta, Celtic, Rangers, Dinamo Zagabria e Galatasaray: la gente deve sapere che ognuno ha una possibilità, dobbiamo tenere vivi i sogni. I grandi club oggi non erano necessariamente grandi nel passato e possono non esserlo in futuro: il calcio è dinamico, questo lo rende bellissimo e popolare.

Dov'era lo United prima di Ferguson, dov'era la Juventus 15 anni fa? In Serie B. Se i club che dominavano il calcio 40 anni fa avessero deciso di creare una SuperLega, cosa sarebbe successo? Non avremmo avuto il Notthingam Forest, il Porto, il PSV, la Stella Rossa. Il calcio cambia, ma alcuni vedono solo il cambio nel loro conto in banca. Questi club che si sentono intoccabili devono ricordarsi da dove vengono e capire che sono giganti grazie all'Uefa, che da 60 anni protegge l'ideale degli accessi alle competizioni con il merito sportivo.

Stanno provando a privatizzare il calcio, uno degli ultimi asset societari. Ma siamo pronti, li aspettavamo anche se non sapevamo quando sarebbero arrivati: abbiamo una visione a cui stiamo lavorando da anni e abbiamo il supporto di grandi club che amano il calcio e li ringrazio con il cuore. Ora vorrei parlare dei proprietari di alcuni club inglesi: signori, avete fatto un grande errore. Qualcuno dirà che si tratta di avidità, altri di ignoranza della cultura calcistica inglese. Non importa. Siete ancora in tempo a tornare sui vostri pass. Non gli permetteremo di prendersi il calcio, statene certi. Noi sappiamo di essere giusti e loro in torto, combatterò per i tifosi: non possiamo perdere. La visione post-2024 che è stata ratificata negli ultimi giorni è il culmine di un lungo processo di consultazione. Questo non è un compromesso. Con queste riforme credo che stiamo costruendo il calcio del futuro... mentre alcune persone egoiste stanno cercando di uccidere il bel gioco".

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