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Inter, Cottarelli: “Interspac? Suning sa che ci siamo. Ecco il nostro piano”

Le parole dell'economista e tifoso nerazzurro: "Il nostro è un progetto a medio termine, a settembre organizzeremo un evento per pubblicizzare questa idea"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Carlo Cottarelli, economista, tifoso dell'Inter e presidente di Interspac, ha voluto esprimere la propria gioia per la vittoria dello scudetto, per poi parlare del suo progetto: «Sono molto felice. Ma posso dirle la verità? Non c’è stata nessuna notizia particolare, ormai già si sapeva che l’Inter si sarebbe laureata campione d’Italia. Forse non è una vittoria tipica dei nerazzurri. Noi normalmente arriviamo a conquistare lo scudetto a 10 minuti dalla fine del campionato. Con quattro giornate di anticipo, sembra più da Juventus (ride, ndr). Al termine del girone di andata, vinto dal Mlan, non ce lo saremmo mai aspettato: quel crollo invernale che di solito colpisce noi, questa volta è toccato a loro. Gli uomini copertina? Beh, Conte, Lukaku e Barella».

Due deputati del Movimento 5 Stelle, Stefano Buffagni e Riccardo Olgiati, hanno depositato alla Camera un progetto di legge per promuovere l’azionariato popolare nello sport in Italia.

«L’ho letto molto rapidamente. Nelle scorse settimane mi ero sentito con Buffagni: lui era interessato a quello che stavamo facendo con Interspac. Dovrei studiare la forma precisa di questo provvedimento per capire se il meccanismo del credito di imposta vada bene o meno. Forse si poteva essere più ambiziosi. In linea di principio in Germania, vedi il Bayern, le società sportive sono associazioni di tifosi: questa sarebbe stata la vera rivoluzione. Tutte queste iniziative comunque attirano l’attenzione su un sogno, molto romantico, di collocare i tifosi al centro delle società calcistiche».

Il Bayern Monaco è supportato però da tre key partners fondamentali: Adidas, Audi e Allianz.

«Rappresentano il 25% del totale. Il restante 75% è determinato da 170 mila tifosi, che di fatto hanno il controllo della società. Anche per un azionariato popolare è utile avere una base, come quella dei bavaresi, che conta sulle famose tre A».

Zhang non sembrava interessato al progetto. Ultimamente che è stata rilanciata l’idea, ne avete parlato di nuovo?

«No, loro sanno che ci siamo. Il problema più recente dell’Inter, mi pare di capire, sia di liquidità. Il nostro è un progetto a medio termine, non è che renderebbe subito disponibili centinaia di milioni. Andiamo avanti per la nostra strada, a settembre organizzeremo un evento per pubblicizzare questa idea: non è solo una questione di Inter, è la promozione dell’azionariato popolare e diffuso che vale per tutte le squadre».

Con Interspac sarebbero potuti mai esistere questi problemi di liquidità?

«Sono esigenze diverse, da tenere separate. Il nostro progetto era di rafforzare il capitale dell’Inter, non di entrare come soci di maggioranza».

Qual è il vostro obiettivo finale?

«Creare un legame identitario tra il tifoso e la società. Così si crea un senso d’appartenenza maggiore e sono più semplici anche le attività commerciali. Si va allo stadio con la famiglia, si comprano i prodotti della società: una base più solida dell’investitore straniero che viene qualche anno e poi se ne va. È il sentirsi propria la squadra per cui fai il tifo».

Per Interspac avete sentito Moratti e tifosi celebri.

«La nostra azione è stata vista da molti come una cordata di vip, ma non è così. Sono 16 interisti che hanno creato questa s.r.l. con mille euro a testa. Poi ci sarebbe chi potrebbe metterci altre risorse, oltre alla faccia, dato che dal punto di vista operativo non siamo partiti, con la volontà chiara di lanciare l’idea che porta per l’appunto all’azionariato popolare».

«Certo, del resto Rummenigge è il Presidente del Bayern. L’importante è l'essere tifoso. Zhang stesso mi sembra stia diventando sempre più interista. L’abbiamo visto sul tetto della società a festeggiare ed è positivo. Io non faccio una distinzione tra proprietà nazionale o straniera. Quello che vedo nel calcio moderno, e faccio un discorso generale, è che spesso le proprietà puntino alle opportunità di business».

Come sarebbe gestita l’Inter?

«Un grande di club di calcio che non mira alla massimizzazione del profitto nel breve periodo. Una coniugazione di risultati e di sogni dei tifosi».

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