Quanti chilometri avete fatto lei e sua moglie Marina per quei due ragazzi?
«Centinaia e centinaia, ma percorsi molto volentieri... Oggi invece, nonostante abbia l’abbonamento in tribuna centrale a San Siro, le vedo in casa le partite, con le tapparelle abbassate con un whiskino, una sigarettina - magari anche più di una - e posso dire quello che voglio di tutti: tanto non mi sente nessuno».
E sua moglie?
«Sta in un’altra stanza a vederla».
Qual è la qualità migliore di Simone?
«Lui e Pippo sono due ragazzi eccezionali, che ti chiamano due volte al giorno tutti i giorni da trent’anni. E che da trent’anni... mi sopportano. Le racconto una cosa: quando giocavano e tornavano a casa nel giorno libero, io ero lì che dicevo a loro “quella palla potevi stopparla meglio”. E sa cosa facevano? Non mi mandavano al diavolo, ma andavano dalla loro mamma e le dicevano “digli qualcosa perché questo è pesante oggi...”».
Pippo, dopo lo scudetto vinto con l’Inter, ha detto che Simone gli ricorda Ancelotti: concorda?
«Sicuramente. Io conosco molto bene Ancelotti perché l’ho avuto ospite a casa mia e siamo anche andati a mangiare insieme perché lui non disdegna i nostri pisarei e fasò. Carlo è una persona eccezionale, ha fatto la storia del calcio senza mai uscire da quella che è la sua normalità e sia Pippo, sia Simone, si sono ispirati a lui e come lui, anche nelle vittorie, non sono mai cambiati rispetto a quello che sono».
Quando sente le critiche, si arrabbia più lei o Simone?
«Più io. E lui mi risponde: “lascia perdere papà, che dicano quello che vogliono: quando sarà il momento, risponderò io con i fatti”».
Consigli?
«Non me li chiedono, sono io a darli, anche se non li vogliono!».
E loro?
«Ogni tanto fanno dei cenni come dire “Ma lascia perdere”...». E giù una risata.
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