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Inter, conti e doveri. Per i tifosi parole difficili da accettare e una nuova rivoluzione

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I dirigenti nerazzurri dovranno provare a sistemare il bilancio: il club è andato in difficoltà e potrebbe cedere giocatori importanti

Eva A. Provenzano

Una settimana fa il mondo si era fermato davanti alle immagini della Coppa Scudetto levata al cielo dall'Inter che l'ha conquistata dopo un anno incredibile. Anzi due. Perché da quando è spuntato il covid19 nelle nostre vite il campionato italiano è sembrato lunghissimo, come se non fosse mai finito. E da quel secondo posto in Serie A e il secondo posto in finale di EL è passato un intervallo così stretto di tempo che quasi non abbiamo preso respiro. È stato un lungo percorso in apnea verso la gloria per gli interisti.

Lo è stato per Conte che a Villa Bellini è ripartito con tutta la dirigenza dopo quella che sembrava una rottura insanabile. E magari (chissà) già in quei giorni ha maturato l'idea di rimettersi al lavoro e compiere la missione di vincere come obiettivo ultimo della sua esperienza nerazzurra. Non lo sapremo mai. Ma dopo un capolavoro di forza e mentalità, dopo aver cambiato idee che sembravano incise nella pietra (vedi Eriksen), aver conquistato anche gli interisti più scettici e aver dato uno scossone a tutto l'ambiente, il mister ha deciso di lasciare.

Ha preferito non rischiare. Non se l'è sentita di continuare alla guida dell'Inter che gli aveva prospettato un periodo complicato davanti. Per le cessioni e per gli obiettivi. Conte voleva lottare per vincere. Voleva continuare sulla strada intrapresa. Ha parlato tante volte di percorso. Ha spiegato che il suo approdo al club nerazzurro era stato un passo difficilissimo. E ha continuato a ripetere che il suo era stato un duro lavoro. Fino al giorno in cui ha dedicato a sé stesso la vittoria dello scudetto.

Lo hanno atteso per anni i tifosi del club interista. E sono esplosi come una marea incontenibile quando è arrivato. Già sette giorni fa la parola ridimensionamento e la voce del verbo risanare erano risuonate come il suono di una sveglia nell'aria. Ma hanno schiacciato il tasto ignora per sognare un altro po'. Perché gli interisti sanno quanto è dura vincere, quanto è stata lunga l'attesa, quanto ci hanno creduto. Perché per dirla alla Conte: "Questo scudetto è un'impresa. Non è semplice. Quando lavori all'Inter capisci tante cose". Quello che ha capito dell'Inter non è bastato a convincerlo, a combattere ancora. La prospettiva del 'qualcuno sacrificheremo', non gli è piaciuta. Nessuno oserà dargli torto. Sono scelte. Come è una scelta esatta e motivata essere interisti.

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Non sarà facile tutto quello che aspetta chi dell'Inter non sa fare a meno. Adesso la sveglia è proprio suonata, si sa la sveglia non piace a nessuno. Perché ad un certo punto non si può più ignorare. Alla parole ridimensionamento, risanare, si è aggiunta la parola cessione. E viene spesso accostata alla parola big. O a cognomi come Hakimio Lautaro. Il marocchino è finito nel mirino del PSG. Il suo entourage ha smentito che per ora si sia creata una situazione chiara che definisca la sua partenza. Ma qualche addio è, sarà inevitabile. Non vorremmo sentirlo dire e né raccontarlo. Perché quando abbiamo visto spuntare Hakimi all'orizzonte abbiamo pensato di rivedere Maicon. Un segno di un miracolo. Qualcosa che stava per ripetersi. Si è ripetuto. E fa male, diciamocelo, pensare soltanto di doverci rinunciare. Anche perché i tifosi non devono far quadrare i conti. Vorrebbero vedere sempre l'Inter bella e felice. Sanno che se lo merita perché sanno quanto vale quella felicità. Allora se la godranno un altro po' aspettando di vedere cosa succede.

Una nuova rivoluzione alle porte e forse, solo forse, altre giornate difficili. Con decisioni indigeste per chi può solo subirle. Un progetto vincente che si ridimensiona non può piacere a nessuno. Oltre ai conti dovranno tornare le qualità della rosa, renderla coerente con il credo tattico del nuovo allenatore. Poter lottare ancora per le posizioni importanti e confermarsi è un dovere per chi guida un club come quello nerazzurro. È quello che gli interisti si aspettano. Perché contesteranno le brutte notizie, faranno fatica ad accettarle, ma se ne staranno lì sempre con gli occhi spalancati davanti a tutto quello che può accadere. Sanno che fino a che c'è l'Inter c'è speranza. E meritano di poter sperare che non si perda tutto tra numeri e bilanci di cui nessuno discute l'importanza.

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