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San Siro, Inter e Milan presentano il conto: chiesto uno sconto al Comune, la replica

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Le due società milanesi hanno subito gravissime perdite dalla mancata apertura dell'impianto durante la pandemia

Fabio Alampi

Inter e Milan fanno fronte comune contro il Comune di Milano: in attesa di capire se e quando potranno finalmente realizzare il progetto del nuovo stadio, i due club milanesi hanno deciso di chiedere una rivisitazione del canone annuo da versare per l'utilizzo di San Siro, alla luce delle gravi perdite subite durante questo periodo di pandemia. Il Corriere della Sera presenta così la questione:

"Milan e Inter fan di calcolo, e presentano il conto a Palazzo Marino. L'ultimo motivo di frizione sta tutto in quattro paginette di documento amministrativo intitolato: «Rideterminazione del corrispettivo per la concessione d'uso della stadio Meazza per le stagioni 2019/2020 e 2020/2021 in applicazione della convenzione sottoscritta il 1 luglio 2000». Non sarà una partita da 1,2 miliardi di euro, come quella del nuovo impianto — rimasto impantanato nelle divisioni politiche, prima, e nelle ragioni della campagna elettorale, poi — ma è comunque un nuovo fronte con in ballo più di qualche milioncino".

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Inter e Milan, fronte comune

"La lunga sofferenza economica causa virus ha spinto i cugini rossoneroazzurri a fare asse per chiedere al Comune, proprietario dello stadio, uno sconto sul canone d'affitto. Colpa appunto della pandemia, e di quella stagione e mezza giocata rigorosamente a porte chiuse che ha finito per mutilare i bilanci delle società. La possibilità di un taglio al corrispettivo che i club devono versare ogni anno è previsto dall'accordo siglato ormai oltre vent'anni fa. La questione è la dimensione del ribasso. Partiamo dal documento. Articolo 5: «[...] l'eventuale limitazione, in occasione delle manifestazioni sportive, dell'utilizzo dello stadio e delle attività in esso svolte, per qualsiasi causa non imputabile a fatto o colpa delle concessionarie — è il passaggio a cui si appellano le squadre — protrattasi per un periodo superiore a trenta giorni consecutivi, comporterà una riduzione in percentuale del canone annuo che sarà proporzionale alla riduzione degli incassi rispetto a quelli percepiti dalle concessionarie nell'ultimo anno contrattuale di pieno utilizzo»".

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Richieste e replica

"E arriviamo al motivo dello scontro, che si basa su una diversa filosofia sul modo di calcolare quella generica voce «incassi», fondamentale per poi determinare lo sconto sui 9,5 milioni di euro di canone annuo (tra quota cash e corrispettivo in lavori di manutenzione). Per Milan e Inter, comprende esclusivamente le entrate derivate da biglietti e abbonamenti. E la percentuale di sconto da applicare dovrebbe andare in parallelo al crollo di quegli introiti. Nessun tifoso sugli spalti? Niente canone. Una soluzione inaccettabile per Palazzo Marino. «Tale interpretazione non pare conforme né alla lettera della norma, né ai principi che presiedono all'utilizzazione di beni pubblici da parte di privati», scrivono i tecnici, secondo i quali la voce «incassi» va invece riempita di tutti gli introiti legati all'uso del Meazza: non solo ticket e tessere, ma anche gli utili per le pubblicità all'interno della struttura, quelli per i diritti tv e i ricavi della società M-I Stadio.

Calcolato in questo modo, si ridurrebbero drasticamente le dimensioni del colpo di forbice sull'affitto. Le due differenti visioni si sono scontrate in una serie d'incontri nel corso dell'ultimo anno, con tanto di esame dei bilanci societari. Il risultato è uno sconto più contenuto rispetto al formato «xl» chiesto dai club: il 22,737 per cento (poco più di 2 milioni) per la stagione 2019/20 e il 19,59 per cento (1.840.369 euro) per quella 2020/21. Fanno 7.258.428,67 euro d'affitto per il primo anno, 7.554.112,67 euro l'anno dopo. Per la stagione in corso — che è iniziata con capienza al 50 per cento, già rivista al 75, ma con la speranza di tornare a breve ai sold out — ci si rivedrà a fine campionato".

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