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Stankovic: “Io consacrato all’Inter. Lazio? Potevo andare via a zero a giugno ma…”

Le parole del doppio ex della sfida

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni de Il Messaggero, Dejan Stankovic, doppio ex di Lazio e Inter, ha parlato in vista dello scontro diretto dell'Olimpico di domani sera: «Sono emozionato e carico, anche fortunato perché ho giocato con squadre meravigliose. Con i biancocelesti sono diventato uomo, calciatore e campione, con i nerazzurri mi sono consacrato. Potevo andare via gratis a giugno dalla Lazio, ma facemmo in modo di anticipare l'operazione. La società prese i soldi ma anche un bel giocatore come Pandev. Non andò male per nessuno».

Lazio-Inter significa scudetto.

«Io penso sia la gara delle conferme, delle certezze e delle motivazioni. Chi la vince dimostrerà di stare sul pezzo, ma chi si ferma non è perduto».

Differenze tra Lazio e Inter.

«I biancocelesti giocano bene, vederli giocare è entusiasmante. Conte ha una squadra costruita bene in ogni reparto, è un grande tecnico, nel derby in quarantacinque minuti ha stravolto la partita. E l'ha vinto lui».

E di Inzaghi che ne pensa?

«Simo ha fatto un lavoro incredibile. E' diventato un allenatore di prima fascia, da top club. Ha colto l'occasione che gli è stata data. E io sono felice, un po' sorpreso per quanto è diventato vincente, ma strafelice. E se lo merita. Gli auguro il meglio, ma lui lo sa».

Se l'aspettava così bravo?

«Eravamo inseparabili. Tutti siamo malati di calcio, ma lui e il fratello Filippo esageravano (ride ndc), soprattutto Simo. Si dedica al lavoro in maniera incredibile. Già quando giocavamo sapeva tutto di tutti, moduli, tattiche. Tutto. Impressionava pure Sven e Mancio».

In quella Lazio tanti son diventati allenatori, bravi anche.

«Avevamo davvero dei grandi maestri come Eriksson, Mancini e pure Zaccheroni. Poi ho avuto José (Mourinho) e Sinisa) Mihajlovic, ma lui è mio papà e fratello».

Chi della Lazio attuale poteva giocare nella sua?

«Ce ne sono. Immobile che ha il gol nel Dna, la schiaffa dentro in ogni modo. Milinkovic un altro, finalmente è continuo. Anche Sergej è da top club e poteva tranquillamente giocare nella Lazio del 2000. Ma c'è anche Luis Alberto da top, mamma mia che giocatore, tratta la palla con dolcezza e precisione. Non voglio paragonarli, ma Seba Veron per noi era un punto di riferimento come lo spagnolo. Gli dai la palla e ci pensa lui».

Allora la Lazio potrà mettere in difficoltà l'Inter?

«Naturale, sarà una partita bellissima. Lukaku e Lautaro faranno soffrire i difensori biancocelesti, con Immobile che farà altrettanto con quelli dell'Inter».

Si sbilanci: chi vince?

«Non ce la faccio sono due squadre che tengo nel cuore. E lotteranno per lo scudetto fino alla fine. Ne sono certo».

Ci sarà Stefan, suo figlio, in panchina?

«Non lo so, già sono stato fiero e orgoglioso della sua presenza nel derby, ma di fagioli ne deve mangiare tanti. Pensi che lui e Filip, l'altro mio figlio, sono nati a Roma, il più piccolo Aleksandar a Milano. Vedremo, anche per loro, come per lo scudetto di Lazio e Inter, la strada è lunga. Lunghissima».

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