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Materazzi: “Contento del percorso di Mancini. Da piccolo vedeva solo l’Inter”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l’ex bandiera dell’Inter ha parlato del difensore della Roma Mancini
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l’ex bandiera dell’Inter Marco Materazzi ha parlato del difensore della Roma Mancini

Materazzi, è stato suo il primo messaggio a Gianluca dopo la rete in Europa League?

«Non gli scrivo tanto... Penso non serva, soprattutto quando hai un rapporto come il nostro: solido, di stima e affetto, costruito negli anni. Sono semplicemente contento del percorso che sta facendo: sta raccogliendo ciò che merita».


Materazzi: “Contento del percorso di Mancini. Da piccolo vedeva solo l’Inter”- immagine 2

Si ricorda la prima volta che l’ha incontrato?

«Giocava a Perugia, altra cosa che ci unisce. Mi chiama Renzo Luchini, un leggendario massaggiatore, e mi fa: “Qua c’è uno che impazzisce per te, sei il suo idolo e si è pure tatuato il 23”. Sono andato a incontrarlo, gli ho portato la maglia e da lì è nato tutto: ho visto una luce speciale. Ora è romanista, ma a quei tempi per lui esisteva solo l’Inter...».

Concorderà, però, che il suo pupillo a volte è un po’ spigoloso, anche se è migliorato molto.

«Quello è carattere, qualcosa difficile da cambiare. Ma si matura col tempo e riuscire a correggere certi errori è segno di intelligenza. Non parlatemi, però, della bandiera sventolata dopo aver vinto il derby: quello è uno sfotto che finisce lì, inutile ingigantirlo. E avrei detto lo stesso anche se un giocatore laziale lo avesse fatto a lui».

Che altre tracce di Materazzi vede in Mancini? E in cosa, invece, siete diversi?

«Entrambi ci mettiamo la faccia e non abbiamo paura di nessuno. Io sono mancino e lui destro, io più tecnico e lui più veloce: diciamo che ci saremmo completati bene in una coppia centrale».

Il consiglio migliore che gli ha dato da fratello maggiore?

«Non ne ha mai avuto bisogno, sta facendo i passi per crescere ancora da ogni punto di vista. Lui sa quanto sia orgoglioso del fatto che è rimasto sempre se stesso. E ora fa bene a godere: gol alla Lazio da romanista e gol al Milan da... interista. Cosa potrebbe chiedere di più? Però in Europa League il lavoro non è finito, senza regola della rete in trasferta cambia tutto. Se passano il turno, Gianluca e i suoi compagni possono arrivare in finale, ma per la vittoria occhio all’Atalanta».

C’è una differenza tra il Mancini sotto Mourinho e il Mancini sotto De Rossi?

«Nessuna, la sua principale dote è che gioca al massimo a prescindere di chi gli sta intorno. A volte quando si cambia tanto, un giocatore rischia di perdere sicurezze, ma non è il suo caso. Con José è stato in campo anche con una gamba sola e si è meritato la fascia da capitano».

Nella difesa titolare della Nazionale all’Europeo Mancini sì o Mancini no?

«Cominciamo col dire che siamo messi bene, abbiamo ottimi centrali. Gianluca ha perso il treno della convocazione per l’altro Europeo che avrebbe meritato. Quella è stata la delusione più grande, ma lì ha trovato la spinta per risalire. Io in Germania lo vedo titolare, accanto ai “nostri” Acerbi e Bastoni».

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