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Agresti: “Acerbi-Juan Jesus, sentenza che crea un precedente. Non ci sono vincitori”

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Il difensore dell'Inter è stato assolto da giudice sportivo, ma la sentenza ha lasciato numerosi strascichi
Fabio Alampi Redattore 

Stefano Agresti, nel suo editoriale per La Gazzetta dello Sport, ha commentato la vicenda Acerbi-Juan Jesus e la decisione del giudice sportivo di assolvere il difensore dell'Inter dalle accuse di razzismo: "L’assoluzione di Acerbi lascia strascichi, polemiche, dubbi. Non poteva essere altrimenti, sarebbe stato lo stesso se il Giudice sportivo avesse preso la decisione opposta squalificando il difensore dell’Inter. Troppo grave l’accusa – razzismo – perché la questione scivolasse via senza procurare ferite laceranti.

Ne soffre oggi Juan Jesus, comprensibilmente: le parole che ha denunciato di avere sentito lo hanno colpito nell’anima, e basta vedere le lacrime di Vinicius davanti ai microfoni e alle telecamere per capire quanto sconquasso possano portare certi insulti dentro un uomo. Ne avrebbe sofferto Acerbi se fosse stato giudicato colpevole di una simile infamia mentre sosteneva di non avere pronunciato la parola “negro”. [...] Non ci sono certezze che Acerbi abbia usato il termine “negro” rivolgendosi a Juan Jesus: non un video da cui carpire il labiale, non un audio che lo confermi, nessuno che abbia denunciato di avere sentito quell’espressione, a parte Juan Jesus".


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"È una sentenza che crea un precedente (a proposito di precedenti: gli altri casi simili in serie B e Lega Pro avevano sempre portato a condanne) e che probabilmente farà giurisprudenza: anche nello sport, da ieri, condannare senza prove evidenti sarà più difficile. Il Giudice sportivo non se l’è sentita di macchiare in modo indelebile la carriera di Acerbi squalificandolo per una colpa così grave, quella di essersi reso responsabile di un atto di razzismo, senza avere certezze della sua colpevolezza. Con una pena del genere addosso, il calciatore avrebbe perso tutto: Inter, Nazionale, faccia. Una sorta di ergastolo sportivo. Sarebbe stato giusto affibbiarglielo, ovviamente, nel caso in cui ci fossero state le prove. Ma senza queste?".

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"In questa storia non ci sono vincitori. Nemmeno Acerbi lo è, benché vicino a lui ci sia chi brinda per la sentenza: questa vicenda gli resterà addosso, nonostante ne sia uscito senza squalifica. Il rischio adesso è che qualcuno percepisca in modo sbagliato l’assoluzione del difensore dell’Inter, che ritenga di poter derubricare un epiteto razzista a una «questione di campo», per usare le parole pronunciate dallo stesso Juan Jesus a caldo, alla fine di Inter-Napoli, quando sembrava che tutto dovesse finire con quel faccia a faccia davanti all’arbitro. No: il razzismo non è, non può essere e non sarà mai una questione di campo, ma di civiltà".

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