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Bocelli: “Scudetto nel derby, soddisfazione immensa. Inter un esempio per tutti”

Bocelli: “Scudetto nel derby, soddisfazione immensa. Inter un esempio per tutti” - immagine 1
Il cantante toscano, tifosissimo nerazzurro, ripercorre la stagione vincente dei ragazzi di Inzaghi che è valsa la seconda stella
Fabio Alampi Redattore 

Andrea Bocelli, intervistato da SportWeek, ha ripercorso la stagione vincente della sua Inter, culminata con la conquista dello scudetto della seconda stella: "Il derby? Ero a Ginevra con un gruppo di amici, una specie di zingarata di quelle che non si fanno quasi più. Ho seguito la partita alla radio, mentre eravamo a cena, con la cuffietta nell'orecchio facendo finta di ascoltare le conversazioni degli altri. La soddisfazione è stata immensa, ma non maggiore perché dall'altra parte c'era il Milan. A me interessava solo vincere lo scudetto".

Bocelli: “Scudetto nel derby, soddisfazione immensa. Inter un esempio per tutti”- immagine 2

Che cosa le è piaciuto di più della squadra di Inzaghi?

"Lo spogliatoio. Simone è riuscito a creare un gruppo di ragazzi che vogliono stare insieme e aiutarsi, perché il calcio è un gioco di squadra e in questo senso l'Inter potrebbe essere un esempio per tutti. Il calcio come la vita funziona bene se si collabora; se nascono le inimicizie, le piccole invidie, puoi essere anche pieno di talenti ma non vai da nessuna parte".


C'è un giocatore di cui non si priverebbe mai?

"Difficile dirlo, hanno giocato tutti molto bene. C'è stata la novità Thuram e l'annata straordinaria di Lautaro, ma ognuno ha dato il suo contributo anche stando in panchina, cercando di dare energia, sicurezza ed entusiasmo agli altri".

Fosse stato alla festa che cosa avrebbe cantato?

"Probabilmente l'aria di Puccini, "Nessun dorma", che finisce con il celebre "Vincerò vincerò"… Poteva essere un viatico per il campionato a venire e per la Champions".

Le è dispiaciuta l'uscita dall'Europa?

"Un po', ma nulla compromette la bellezza di questa stagione. Vediamo che succederà la prossima, anche se con questa nuova formula… A me non piacciono mai i cambiamenti, soprattutto quando metti mano a cose che hanno sempre funzionato. Pensiamo al pugilato: quando ha cominciato a dividersi tra sigle diverse è crollato l'interesse del pubblico.Quando ero piccolo era lo sport più seguito, ci si alzava di notte per gli incontri di Cassius Clay o di Benvenuti, Mazzinghi e Monzon. Ora non lo guarda quasi nessuno".

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Come nasce la passione per l'Inter?

"Colpa, anzi merito, del collegio. Erano gli anni della grande Inter di Herrera, vincevamo tutto. Molti dei miei compagni erano tifosi nerazzurri e io, che avevo circa sei anni, li ho seguiti, nonostante il mio babbo fosse per la Fiorentina, che oggi è la mia seconda squadra. Ma l'Inter è l'Inter e la fede non si cambia. Fortunatamente io sono riuscito a trasmetterla ai miei tre figli, scherzando ripeto spesso che chi non tifa Inter non può sedere alla mia tavola. Il più scatenato? Matteo, è anche diventato amico di Bastoni. L'ho conosciuto, un bravissimo ragazzo e un grande giocatore. La scuola Atalanta, che si basa molto sulla tecnica, gli ha dato un gran piede".

Da interista ha potuto godere del Triplete, come ha vissuto l'esonero di Mourinho?

"Nel calcio moderno se le cose non funzionano a farne le spese sono sempre gli allenatori, non c'è da stupirsi. Ma Mou resta un grande uomo di calcio".

Il suo tecnico del cuore?

"Ora non posso che dire Inzaghi, ma ho ringraziato anche Conte quando ci ha portato a vincere il campionato. Da qualche anno l'Inter ha smesso di penare, dopo tanta palestra di sofferenza ci siamo un po' rifatti".

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