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Branchini: “Oggi il calcio è morto, quando ripartirà sarà crisi totale. E sul calciomercato…”

Le parole dell'agente in merito allo stop dettato dall'emergenza Coronavirus

Matteo Pifferi

L'importante agente e intermediario Giovanni Branchiniha parlato a Calciomercato.com della possibilità che la stagione calcistica non finisca:

"Viviamo dei tempi in cui si è sempre proiettati verso il futuro e si cerca di dominare quello che sarà. Sarebbe opportuno riflettere su quello che è stato. Non so come si possa pensare oggi a quando riprenderà il campionato, è inutile. Non sappiamo quando riusciremo a battere il virus in modo sicuro. Sono sorpreso: nemmeno dopo questo schiaffone riusciamo a essere calmi, non sappiamo nemmeno quando potrà iniziare il prossimo campionato. Questa frenesia non ci aiuta".

TAGLIO STIPENDIO GIOCATORI - "Inizialmente mi sono arrabbiato perché lo ritenevo intempestivo. Poi mi è stato spiegato che per alcune società quotate in Borsa esistono degli obblighi di comunicare le decisioni. Mi ero arrabbiato perché ritengo che non conosciamo l'entità finale del danno. Il principio è salvo, non è da mettere in discussione: tutti parteciperanno e faranno sacrifici per aiutare il movimento calcistico. Oggi il calcio è morto come tutto il resto, ma quando ripartirà sarà in crisi totale, servirà un contributo da parte di tutti. Spero negli enti legati al calcio come l'AIC, dovrebbe mettere ogni centesimo per salvaguardare il calcio che altrimenti rischia di sparire. Non mi riferisco a chi ha stipendi milionari, ma al 50% dei club. E a seguire Fifa e Uefa che hanno casse piene di denaro".

CALCIOMERCATO A OTTOBRE - "Mi sembra un'ipotesi logica, ma anche questo deve andare di pari passo con le nuove date del calcio. Molte società avevano in progetto di rientrare nel proprio bilancio con cessioni entro il 30 giugno. Quest'ipotesi, ad esempio, è sicuramente irreale. Quanto sta accadendo potrebbe suggerire il buon senso di far scalare i termini per la chiusura dei bilanci. Vorrei che i dirigenti si rivolgessero alle istituzioni anche perché si capisce che bisognerà dilatare i termini per rientrare. Lo dico per il bene degli stati, perché il calcio ha grande importanza per il Pil".