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Calafiori: “Un vaffa liberatorio? A Blessin, ecco perché. Con Mourinho…”

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Il giocatore del Bologna si racconta in una lunga intervista a SportWeek
Gianni Pampinella Redattore 

Riccardo Calafiori è stata una delle sorprese della grande stagione del Bologna. Il giocatore è apprezzato per la sua duttilità in campo, fuori per il suo aspetto fisico. Bello e impossibile? "Macché bello e impossibile: sono una delle persone più alla mano che ci siano... Molto alla mano", esordisce Calafiori intervistato da SportWeek.

Riccardo, com’è diventare adulti in un attimo? E, soprattutto, quanta forza è stata necessaria?

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«Ti riferisci a quell’infortunio al ginocchio, immagino. Sì, è vero, magari ho rischiato di fermarmi lì con la carriera ma sai una cosa? A un certo punto, anziché abbandonarmi al piangersi addosso ho fatto altro. Ho lavorato. Sudato. Sperato. E ho pensato ad arricchirmi di quell’esperienza, cercando di trarne benefici e insegnamenti. E sono cresciuto mentalmente».


Oggi hai 22 anni ma ragioni da trentenne, anche in campo.

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«I miei ventidue anni sono diversi da quelli di altri ragazzi della mia età. Dipende dall’esperienza, ma sono diversi»

Da piccolo hai sempre voluto fare il calciatore?

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«Sempre. Semmai da grande vorrò fare una cosa soprattutto: viaggiare. Viag- giare sempre, ovunque, vedere tutto. Il posto da sogno che visiterei? Le Hawaii, un sogno appunto».

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Qualche domanda secca: cosa ti infastidisce?

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«Fare delle cose che non ho intenzione né voglia di fare».

Cosa ti addolcisce?

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«L’affetto e l’amore di una persona».

A chi manderesti un bel “vaffa” liberatorio?

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«A un allenatore che ho avuto al Genoa, Blessin. Mi impegnavo molto, mi allenavo duramente. La presa in giro non la accettavo, non mi è piaciuta».

(SportWeek)

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