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Galeone: “Che bello veder giocare Mkhitaryan. Yildiz fortissimo, ad Allegri ho detto…”

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Giovanni Galeone ha compiuto 83 anni: ecco l'intervista esclusiva dell'ex calciatore e allenatore alla Gazzetta dello Sport
Alessandro Cosattini Redattore 

Giovanni Galeone ha compiuto 83 anni. Ecco l'intervista esclusiva dell'ex calciatore e allenatore alla Gazzetta dello Sport. «Per la verità mi stanno riconoscendo più meriti adesso di quando allenavo».

Messaggi di auguri?

«Tanti. Da Bergodi a Berlinghieri, un’ala sinistra che impressionò anche il grande Gianni Mura».

Avrà sentito Allegri.

«Ah sì, certo, Massi mi telefona spesso. Ma mi hanno chiamato davvero in tanti. Anche Galliani. E l’Udinese mi ha mandato una maglia».


Stavolta niente commenti su Allegri, veniamo al calcio champagne che ha reso lei famoso.

«Eh, ormai lo champagne è un’altra cosa. Per la verità io comunque volevo fare l’insegnante di calcio. Quello in realtà bisognerebbe fare, come riusciva ai maestri di una volta: curare bene i settori giovanili, valorizzare i talenti presenti sul territorio».

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Almeno su questo è d’accordo con Sacchi.

«Il problema di Arrigo è che lo copiano e non sono bravi a farlo. L’oscurantismo del calcio italiano, io lo chiamo così. Tutti a giocare in trenta metri, un disastro, non si vedeva più il gioco. E poi la costruzione del basso che è andata di moda con Guardiola... possiamo parlarne?».

Parliamone.

«La cosa buona è che ora è già un po’ finita nel dimenticatoio. Non si può copiare tutto, ci sono dei pezzi unici, per fortuna. E Mazzarri ha fatto bene a cambiare. È stato intelligente».

Passiamo alle donne, era famoso anche per essere un tombeur de femmes, anche se a sua moglie Checca non avrà fatto piacere. Donna spiritosa e magnifica, se possiamo dire.

«Ah, ma guardi, tutte queste storie di donne... Ho sempre amato le donne come esempio di eleganza, leggerezza. Mi piace la bellezza, mi piace la gentilezza. Le donne hanno una sensibilità non comune e bisognerebbe portarla nel calcio».

Per la verità il calcio femminile non è molto apprezzato in Italia.

«Io lo guardo volentieri e negli anni ho visto giocatrici ottime, come la francese Renard, ma in generale parlavo di donne e di modo di muoversi. La grinta eccessiva mortifica il calcio. Ai miei giocatori dicevo: andate a ballare. Non vorrei essere frainteso, ma il calcio per me è musica e bisogna saper variare i ritmi. Cosa che chi sa ballare o è appassionato di musica sa fare e apprezzare. Il calcio vive di variazioni».

Un grande coreografo, Maurice Bejart, diceva che il ballerino è più importante della coreografia. È d’accordo?

«L’ho sempre pensato. La coreografia è importante, ma prima gli interpreti. Come nella musica: se suona Chat Baker non è come se suona uno qualunque».

Sempre in tema di donne, tante volte sono state decisive anche nei trasferimenti.

«Sono importanti ed è giusto che sia così, ma una volta nessuno sapeva chi fosse la mamma di Rivera. Adesso è tutto diverso e alcune donne diventano importanti di riflesso. Non mi pare una bella idea. Comunque, mi ricordo le botte a Rivera in Juve-Milan, mi vengono in mente certi discorsi: il calcio non è uno sport per signorine. E mi domando che senso abbia. A me piacciono i tipi che ballano in campo, mi piace la naturalezza che associo alle donne. Il calcio deve essere naturale: non mi sono mai piaciuti i calcoli. La naturalezza produce le bollicine nel calcio e non soltanto».

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Calciatori musicali che vorrebbe citare?

«De Bruyne, Modric. In passato Rivera. Mi piace Yildiz, l’ho detto da tempo a Massimiliano, guarda che quello è fortissimo. Così come quattro anni fa gli avevo detto di Bellingham, uno spettacolo. E lo avevo detto anche a Mazzarri. E Mkhitaryan, che bello vederlo giocare... ma sono pochi ormai».

Se li scopre tutti così presto, forse dovrebbe tornare nel calcio e fare il talent scout.

«Eh, poi mi innamoro anche di qualcuno che si rivela un bidone. Però una cosa la voglio dire: su De Ketelaere sono stati tutti frettolosi. Non sarà mai un top player, ma un ottimo giocatore sì».

Galeone, gli anni passano e la gente ancora le chiede pareri. Sente di essere stato un po’ sottovalutato in passato?

«Non so, mi vogliono tutti bene, anche dove non ho fatto niente di speciale. Credo di essere stato un buon insegnante di calcio. Forse un allenatore deve avere anche altre caratteristiche».

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