Dopo l'addio alla Juventus, Fabio Paratici ha ricominciato dal Tottenham. E dall'Inghilterra, in collegamento con Skysport, ha parlato di mercato e non solo.
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Paratici: “Conte vicino al Tottenham per il rapporto che abbiamo. È andata così”
Il direttore sportivo del Tottenham è stato ospite di Skysport e ha parlato di mercato e di Europeo
-Kane?
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Trattenerlo è l'obiettivo del club e non vedo l'ora di vederlo giocare dal vivo. Ho visto grandi attaccanti alla Juventus. Kane in questo momento è uno dei migliori al mondo. Combina il fisico da bomber d'area a una tecnica super raffinata. Pochi leggono i numeri dei suoi assist ma è giocatore di squadra. Non ho voluto disturbare ancora i giocatori che sono concentrati sull'Europeo e sugli impegni con la loro Nazionale.
-Italia-Spagna?
Si affrontano due grandissimi allenatori. Mancini sta dimostrando di essere stato - e qua in Inghilterra è amatissimo - e di essere un grande allenatore e anche Luis Enrique lo è. Sarà una grande partita a livello tattico. Abbiamo qualche certezza in più. Loro fanno lo stesso gioco a livello tecnico da anni. Ma noi abbiamo qualche certezza e solidità in più dei calciatori.
-Berardi e Chiesa?
Berardi è stato molto vicino alla Juventus. Abbiamo cominciato a trattarlo quando era in Serie B. Sono felice per la convocazione in Nazionale sarebbe stato un peccato non rivelarlo a livello internazionale. Chiesa? Non sempre va tutto bene e il giudizio della gente prima è in un modo e poi cambia. Noi siamo sempre stati convinti di lui: ha grande tenacia, è super concentrato sul suo lavoro e questa è una delle doti migliori che un calciatore possa avere.
-Pogba è stato mai vicino a tornare negli anni scorsi alla Juventus?
Noi siamo molto affezionati ai giocatori che abbiamo avuto alla Juve e lui è arrivato a 18 anni, era un ragazzo ed è cresciuto da noi. Queste sono soddisfazioni. Credo che questo affetto fa parte della relazione che c'è sempre tra Pogba e la Juve. Ma è molto difficile. Non c'è mai stato un momento in cui siamo stati vicino a riportarlo a Torino.
-Vincere con il Tottenham?
Bella domanda. In Premier è difficile vincere, anche arrivare tra le prime quattro. Non è facile. È un torneo competitivo, che dà grande entusiasmo. Il calcio è veramente sentito qui. Quando si gioca in Inghilterra si ferma tutto.
-Un po' di chiarezza su come è andata la questione allenatori?
Abbiamo parlato con alcuni allenatori e poi, dopo i colloqui, siamo andati su Nuno che ha grandissima esperienza in Premier League. Ha valorizzato tantissimi giocatori, aveva fatto bene al Valencia.
-Quanto è stato vicino Conte?
Per il rapporto che avevamo e per la sua esperienza è stato vicino. Quando si parla con un allenatore non si parla con un solo allenatore logicamente, si cerca di capire caratteristiche, stato d'animo, energie che hanno, si sceglie poi.
-Con Gattuso?
Abbiamo parlato con lui. Al di là di quanto si è detto eravamo ai colloqui. In Italia il contatto è quasi una chiusura o vicini a. Qui si vive con più tranquillità la cosa. Le notizie sugli allenatori quando uscivano in Italia in Inghilterra sembravano solo troppi rumors.
-Come è successo, perché sei arrivato al Tottenham, come nasce questo connubio?
Ci conosciamo da tanti anni con Levy. Ha costruito negli ultimi venti anni una squadra incredibile. Stadio, centro sportivo, tanti anni in CL, tanti giocatori di livello. Un presidente capace e presidente. Abbiamo sempre avuto stima reciproca e quando mi ha prospettato questa possibilità sono stato felice perché la Premier era uno dei miei obiettivi. Lavorare in questo ambiente mi completerà a livello umano e professionale. È un grandissimo club e sono felice.
-Rimpianti lasciati alla Juventus?
Sono stati 11 anni meravigliosi. Stare lì undici anni è un'enormità, succedono tantissime cose in un club, mi porto dietro grandi ricordi. Credo sia stato giusto cambiare così. Ho solo bei ricordi e basta.
-Senza quella storia di Suarez, quel 'pasticcio', saresti ancora un dirigente della Juventus. Quella storia ha contribuito all'allontanamento dal calcio italiano e dalla Juve?
No, guarda, sono cose che succedono. Ci sono aggiornamenti in corso e le cose si stanno chiarendo. Non credo che abbia inciso. C'è un dispiacere personale nel vivere certe posizioni ma in certi ruoli capitano queste cose. L'importante è che si siano chiarite le cose.
-Se fossi stato dirigente Juve, Allegri oggi sarebbe allenatore bianconero?
Questo non lo so. Avevo parlato con Andrea e non abbiamo pensato alla programmazione. Io ringrazio Allegri per i cinque anni vissuti assieme. Lo stimo molto come allenatore, una persona intelligentissima che capisce molto di calcio. Una persona alla mano. Abbiamo vinto tanto e vissuto grandi serate. Devo solo ringraziarlo.
-La lista di un dirigente?
Io faccio tante liste per non dimenticarmi le cose. Mi scrivo tutto. La storia del foglietto che era stato recuperato, con i miei appunti, è a livello mediatico piacevole ma personale meno, non è carino che qualcuno recuperi un tuo biglietto. C'erano i nomi giusti? Chiaro, l'avevo scritto io.
-Donnarumma l'avresti preso alla Juventus?
Sono il ds del Tottenham, lui è il migliore che ci sia. Unisce alla gioventù tanta esperienza. Non ci ho provato.
(Fonte: SS24)
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