Dall'Inter all'Ambrosiana e la storia di Arpad Weisz
—Era nato in Ungheria nel 1896, di religione ebraica, era un ex calciatore prima di diventare l'allenatore dell'Alessandria prima e dell'Inter poi, l'Internazionale che a quell'epoca fu costretta a cambiare denominazione in Ambrosiana perché il nome non era troppo vicino all'ideologia del governo Mussolini. E lui fu l'allenatore più giovane a laurearsi Campione d'Italia: regalò il titolo al club nerazzurro nella stagione 1929-1930. "Aveva metodi innovativi: si allenava insieme ai giocatori, curava la dieta, introdusse i ritiri. Si occupava anche di visionare i ragazzi che facevano parte dei settori giovanili e ne lanciò uno niente male, tale Giuseppe Meazza", scrive ancora TS. Guidò poi il Bari, il Novara e il Bologna e vincerà due scudetti. Ma nel 1938 erano entrate in vigore anche in Italia le leggi razziali e così lui si trasferì in Olanda per continuare con il suo lavoro. Ma fu deportato nei campi di concentramento insieme alla sua famiglia. E lì, come è successo ad altri mln di persone, la sua identità è andata perduta. Fino a che nel 2007 Matteo Marani non ha raccontato la sua storia nel libro 'Dallo scudetto ad Auschwitz".

Lo spettacolo di Facchetti
—La mostra che è stata allestita al Teatro della Cooperativa di via Hermada accompagnerà lo spettacolo teatrale ‘Arpad Weisz - Se il razzismo entra in campo'. Lo ha ideato Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, indimenticato ex presidente dell'Inter. «Credo, con molta semplicità, che spettacoli come questo servano a tenere la Memoria allenata. Il fatto che certi stereotipi sopravvivano e nel tempo hanno dei rigurgiti significa che la specie umana ha questa dualità, sa creare cose molte positive, ma anche distruzione. Per me raccontare storie come questa serve a non dimenticare, ma anche a capire come non scivolare in errori nei quali l’umanità è già scivolata e che a volte sono dietro l’angolo», ha spiegato Facchetti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA