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FCIN1908 / Samaden-Inter, i veri motivi: da Zhang in giù, tanti tentativi di convincerlo

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Trent'anni di progetti, talenti e intuizioni nel calcio giovanile: a settembre saluta il responsabile storico del settore giovanile nerazzurro

Sabine Bertagna

La storia tra Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile nerazzurro (che ricopre incarichi importanti anche in Figc), e l'Inter sta volgendo ai titoli di coda. La decisione da parte del dirigente di non rinnovare il contratto in scadenza nel mese di giugno ha colto (quasi) tutti di sorpresa. E di colpo questi trent'anni (sì, trent'anni) di calcio giovanile estremamente vincente sembrano essere volati via come un soffio perché in questi anni ci si è voluti bene, si è cresciuti insieme e si è innovato tanto. Tantissimo.

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I Centri di Formazione (fiore all'occhiello del settore giovanile), le Academy, i tanti progetti realizzati con un entusiasmo contagioso raccontano moltissimo della visione di Roberto che ha permesso all'Inter di trasmettere la sua filosofia calcistica sul territorio e di farlo con competenza e passione. Formando giocatori e allenatori. L'attenzione all'attività di base, la Villa di Interello che ospita i giovani stranieri in una dimensione familiare e poi ancora l'Inter College. I tanti progetti realizzati durante la pandemia per non lasciare soli i ragazzi. Quanti giovani calciatori sono passati dal centro sportivo di via Sbarbaro e hanno respirato quell'aria di famiglia. Una lunghissima lista di nomi, che sicuramente ricordano con affetto il passaggio in nerazzurro. L'Inter lavora da sempre alla ricerca di talenti, lo ha sempre fatto con lo scouting sul territorio e - quando ne ha avuto i mezzi - con colpi mirati prelevati da squadre straniere. Un mix che per anni è stato vincente. Ci sono le vittorie e un numero esagerato di finali raggiunte. E ci sono i calciatori nati e cresciuti a Interello che si sono ritagliati uno spazio importante nei campionati di alto livello. Qualcuno, come Dimarco, anche nell'Inter. Infine, ma non ultimi, ci sono i valori che la cantera nerazzurra ha sempre cercato di trasmettere ai suoi ragazzi. I valori - nel calcio come nella vita - non sono un dettaglio. Mai.

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L'Inter è un sentimento e il lavoro di Roberto Samaden è stato un lungo viaggio nel quale questo amore per i colori nerazzurri ha trovato una dimensione perfetta dove andare ad incanalarsi. Amori di questo genere non finiscono, ma quando sono così intensi rischiano di consumare chi ne è coinvolto. Dopo trent'anni di lavoro sempre al massimo, senza sosta perché finita una stagione c'è subito da preparare la successiva, perché i progetti crescono e si moltiplicano, per Samaden è prevalsa una scelta di vita. Probabilmente negli ultimi anni, quelli successivi alla pandemia, possono aver inciso anche le difficoltà di investimento del club nerazzurro: una stanchezza dovuta all'ingegnarsi con un numero di risorse ridotte, cercando di dimostrarsi sempre competitivi. Momenti fisiologici in un rapporto di lavoro così lungo. Ma non sono state queste le circostanze che hanno consolidato la decisione definitiva. Come non comprendere il bisogno di rifiatare e perché no, anche quello di fare nuove esperienze?

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C'è stata una grande, enorme ondata di affetto nei confronti di Roberto, dopo che la sua decisione di non rinnovare è diventata di dominio pubblico. Da parte degli addetti ai lavori - tanti illustri - e anche da parte dei tifosi nerazzurri. Ma se negli anni precedenti i club avevano pian piano rinunciato a corteggiarlo (nonostante non siano mai mancati gli interessamenti), - Samaden è sempre stato fedelissimo all'Inter - da sabato scorso il suo telefono è necessariamente bollente. C'è la fila per aggiudicarsi un dirigente stimato, grande professionista e grande lavoratore, ma soprattutto una brava persona. Lo corteggeranno in tanti a partire dalla Figc, e chissà quale sarà la sua prossima destinazione. Una prima squadra? Un progetto di nicchia? La Federazione? Probabilmente qualcosa che accenda la fiamma del sentimento. L'aria frizzante che emana un nuovo progetto. Un nuovo viaggio.

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L'Inter, appresa la volontà di Samaden di non rinnovare, non è stata con le mani in mano e ha provato a trattenerlo. Dal presidente Steven Zhang a Beppe Marotta (che nel 2013 aveva fatto un tentativo per portarlo alla Juventus), passando per l'amico Piero Ausilio. L'ondata di affetto del club è stata immediata e totale: il riconoscimento per l'egregio lavoro di tutti questi anni non si è fatto attendere. Ma quello che è apparso subito chiaro è che non si trattava di una scelta economica. Una scelta di vita difficilmente è una scelta negoziabile. La storia tra Roberto Samaden e l'Inter si avvicina ai titoli di coda e nonostante ci sia la tristezza tipica degli addii, il saluto sarà quello bello che si concedono gli amici speciali. L'eredità che lascia al suo successore è un'eredità importante. Vincente, onesta e sentimentale. Molto sentimentale.

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