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Frattesi: “Riserva? Chiunque lo sarebbe qui all’Inter. Inzaghi fondamentale. Stupito da Thuram”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il centrocampista dell'Inter Davide Frattesi ha parlato della sua avventura in nerazzurro
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il centrocampista dell'Inter Davide Frattesi ha parlato della sua avventura in nerazzurro e dell'obiettivo scudetto:

Frattesi, un gol ogni 224’ in tutte le competizioni: lo sa che, anche se gioca poco, ha la media di una punta?

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«Ci credo sempre, mi butto: mi esalta più rubare una palla di forza che segnare, ma è sempre bello far gol. Ancora più bello vedere una squadra in cui tutti sono coinvolti. Inzaghi è stato bravo a non “perdere” nessuno: anche quando giocavano sempre gli stessi, veniva a parlarci, a motivarci. Ti fa sentire importante, è questo che conta».


Lei è un caso unico di titolare in nazionale che diventa riserva nel club: come si vive?

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«Non pensavo mica di essere titolare subito. Sarebbe stato stupido anche solo pensarlo e poi il 100% dei centrocampisti di A qui non giocherebbe mai titolare. La panchina la vivo come una cosa normale, un’occasione di crescita, anche perché farlo in maniera diversa sarebbe controproducente. Non mi sono mai pentito di aver scelto l’Inter».

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Ma non è frustrante trovarsi davanti Micki-Calha-Barella?

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«No, è uno stimolo. Io mi sento un centrocampista moderno, intenso, ma devo fare il mio percorso: se voglio puntare a essere un titolare in futuro, bisogna migliorare in costruzione. Il modello è Barella: era un incursore, una mezzala offensiva, ma col lavoro è migliorato tantissimo nella gestione della palla. Ecco, io devo fare lo stesso».

Cosa prenderebbe dal trio di centrocampo?

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«Da Calha tiro e tranquillità: è uno dei migliori registi al mondo. Da Mkhitaryan le doti tecniche e l’intelligenza tattica. Da Barella quello scatto mentale che dicevo e che ti porta a un altro livello».

Quale il segreto dell’atmosfera da Libro Cuore?

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«Il livello è altissimo, eppure nessuno fa il fenomeno. Poi Inzaghi sa come gestirci: anche quando hai una giornata storta, non te la fa pesare, e ti dice la parola giusta. In questo gruppo tutti hanno un ruolo: prendete l’importanza dietro le quinte di Arna, che ora deve pagare... Prima dell’Atletico io, lui, Asllani e Carlos Augusto abbiamo deciso che, ad ogni gol, chi segna fa un regalo agli altri tre. Stiamo aspettando Arna, ma col gol a Lecce toccherà pure a me...».

Quale compagno l’ha stupita di più finora?

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«In ritiro Thuram non sembrava così forte tecnicamente, ma poi è iniziato il campionato e si è trasformato. È diventato impressionante nella tecnica: uno-due, passaggi al millimetro».

Cosa si prova ad aver “cambiato” un ottavo di Champions dalla panchina?

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«A San Siro non puoi non entrare col sangue agli occhi. Con l’energia che ti dà lo stadio, potrei rompere i muri a capocciate. Ora a Madrid ci aspetta un bell’ambientino... Bisogna tenere duro, soprattutto all’inizio. Poi, col passare del tempo, dovranno aprirsi e noi sappiamo fare male in ripartenza».

Spalletti alla Gazza ha detto che lei “sa riempire la scatola di una partita”: come lo ha convinto?

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«Innanzitutto, seguiremo le sue regole, sono per il nostro bene. Con lui è stato subito feeling: ti spiega tutto quello che devi fare, c’è sempre una giocata memorizzata che ti salva. È perfetto per allenare la Nazionale. Per come è maniacale sul campo, si può riprodurre ciò che ha fatto al Napoli. E rivivere anche la stessa magia del gruppo 2021: già si sono visti sprazzi di gioco interessante».

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In Nazionale e ora a San Siro in campionato ritroverà Scamacca: gli ha mai detto “cosa ti sei perso a non venire all’Inter...”?

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«D’estate gli dicevo che qua c’era l’ambiente giusto, ma non ho mai fatto domande insistenti. Ora siamo rivali, ma è il mio migliore amico nel calcio. Siamo diversi, io estroverso e lui sulle sue. Anche se abitavamo vicini, lui sembra uno di Roma Nord, mentre io sono decisamente di Roma Sud».

Quale è il giocatore con cui le piace fare più scintille in campo?

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«Mi piacciono le battaglie fisiche con Theo Hernandez: è veloce, tosto, molto forte. È bello “darsele” con uno così e per fortuna le ultime volte ha sempre vinto la mia squadra...».

Ma l’indomito Frattesi ha paura di qualcosa?

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«Di volare... Per fortuna non sono il solo, anche Thuram non è proprio a suo agio su un aereo. Così, se serve, ci facciamo coraggio a vicenda».

A chi direbbe grazie per essere arrivato fin qui?

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«Mio padre si è quasi offeso quando gliel’ho detto di smettere di lavorare. Mi ha risposto: “I soldi miei li voglio guadagnare io...”. È stato l’insegnamento più importante, gli dico grazie. E poi lo dico a mia madre, che mi è sempre vicina, e mio zio. Non dimentico mio nonno Carmine, che non c’è più e che mi accompagnava da piccolo. E sua moglie Stefania che ha 77 anni: ballava in discoteca con noi in Sardegna, che personaggio mia nonna...».

Ma è vero che non guarda calcio a casa?

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«No, mi annoia, voglio staccare. Gioco a burraco o Monopoli con la mia fidanzata che è rosicona quanto me: ogni partita un litigio. Mi piacciono le escape room, ho portato pure Asllani ma non ci ha capito molto... La passione è la pesca subacquea: quando prendo le murene e faccio un sughetto... Una volta ho tirato su una ricciola da 4 chili!».

Andrebbe mai a pescare con Inzaghi?

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«Lo vedo più da pesca con la canna: è paziente, sa aspettare i giocatori e poi raccoglie il talento da ognuno. Non andrei mai a fare subacquea con Asllani, che magari si sbaglia e spara a me... Forse andrei con Carlos Augusto. che non si lamenta mai. Mi trovo bene con tutti, ma ho fatto gruppo soprattutto con questi due».

Per chiudere, completi la frase: se vinco la seconda stella...

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«Ancora è lunga... Ma se succede, porto nonna Stefania sul pullman. Farebbe divertire tutti e potrebbe evitare che mi lanci di sotto per la gioia».

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