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Ibrahimovic: “Il mio periodo all’Inter, la semifinale persa, Balotelli: vi dico tutto”

Ibrahimovic: “Il mio periodo all’Inter, la semifinale persa, Balotelli: vi dico tutto” - immagine 1
Intervenuto durante il Festival dello Sport, Zlatan Ibrahimovic, ex attaccante, ha ripercorso la sua carriera. Queste le sue parole
Marco Astori Redattore 

Intervenuto durante il Festival dello Sport, Zlatan Ibrahimovic, ex attaccante, ha ripercorso la sua carriera. Queste le sue parole sul periodo all'Inter: "Raiola parlò con Milan e Inter, ero più vicino al Milan: poi loro giocavano i playoff per andare in Champions e dovevano aspettare il risultato. In quel momento il vicino capì la situazione e fece tutto in fretta e chiuse l'affare prima di loro: si parlava tanto, alla fine Mino disse che sarei andato dal primo che arrivava. E fu l'Inter.

Ibrahimovic: “Il mio periodo all’Inter, la semifinale persa, Balotelli: vi dico tutto”- immagine 2

Balotelli? Un ragazzino vuole avere un'occasione per sfruttare il suo talento e trasformare il suo futuro, lui ne ha avute tante e non ne ha prese tante: fuori ce ne sono tanti che ne vogliono solo una, lui le ha perse tutte. E' la verità. All'Inter il più forte di sempre? Mi sentivo più forte, era una crescita costante: mi sentivo più completo e non al massimo. Aiutavo la squadra al meglio, facevo gol e creavo occasioni: Mancini mi dava fiducia e responsabilità. Poi arrivò Mourinho, era totalmente diverso: sentivo che stavo crescendo piano piano per arrivare agli obiettivi.


Squadra non alla mia altezza? Non credo fosse così. Anche la Juve poteva vincere la Champions, prima di me l'Inter non vinceva da 17 anni, poi vincemmo lo scudetto tre anni di fila: c'erano tanti campioni che all'Inter non avevano vinto lo scudetto, io sarei rimasto nella storia se l'avessi fatto e l'ho fatto. La squadra aveva potenziale di vincere, come tutte quelle in cui ho giocato.

Barcellona? Ho avuto fortuna di vincere trofei che non avevo vinto prima: era un sogno andare lì, in quell'epoca parlavano tutti del Barcellona. Ero nella squadra più forte del mondo: quando hanno chiamato ero carico, dopo tre anni all'Inter avevo fatto il massimo e volevo andare avanti e crescere di più con altre sfide per testare me stesso. Giocare in un posto tutta la vita va bene, ma io volevo provare le mie qualità e vedere dove potevo arrivare: i primi sei mesi sono andati molto bene, poi è cambiata l'atmosfera. Nel negativo però esce sempre qualcosa di positivo: non facevo tanto in campo, ma nella testa diventavo più forte.

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La semifinale con l'Inter? Sarebbe bello ricordare cosa disse Mourinho a Guardiola: non mi ricordo, ascoltavo Pep. La partita non fu facile: all'andata perdemmo 3-1 a San Siro, ma se c'era il Var magari era un'altra situazione. Ma non c'erano scuse, loro fecero bene: vincemmo in casa, l'espulso gli diede vantaggio perché difesero di più. Nel calcio tutto può succedere, anche cose che non ti aspetti: tutti pensavano vincessimo facile, invece perdemmo. Quel Barcellona era troppo dominante e forte: era la più grande occasione per vincere la Champions. Ma tutti i club in cui ho giocato c'era il potenziale di vincerla".

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