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Inter, sentenze social spazzate via. Ma Inzaghi aveva ragione a prescindere

Daniele Vitiello Redattore/inviato 

L'analisi di Fcinter1908.it all'indomani del 3-3 in casa del Benfica di una Inter imbottita di seconde linee

Tutto sommato il tifoso dell’Inter non si sarà neanche scapigliato più di tanto. Non per la portata della rimonta, in campo internazionale per giunta, ma perché sostenendo la squadra più pazza del globo è abituato a serate come questa. Una in più, ad arricchire una serie di precedenti che solo l’Inter può sfoggiare. È da fuori che non ci hanno fatto ancora l’abitudine. Perché dopo appena 45’ si erano già tutti affrettati ad affollare il banco dei testimoni dell’accusa nel tribunale social in una causa messa su dal nulla nei confronti di Simone Inzaghi. Offuscati da un passivo che ovviamente non sarebbe dovuto maturare, per proporzioni e modalità, ma che da solo non poteva affatto giustificare tale portata di critiche.

Innanzitutto perché Inzaghi stavolta non aveva scelta. In casa della Real Sociedad aveva forse osato un po' troppo, stavolta no. Otto cambi erano tutto ciò che in tanti avevano invocato prima della gara, semplicemente perché certe decisioni vanno contestualizzate. Se qualcuno se ne fosse dimenticato, l'Inter, reduce dalla trasferta in casa della Juventus, tra appena tre giorni sarà nuovamente in campo, per la terza volta di fila in sette giorni lontana dal Meazza. Addirittura aumentando per certi aspetti il coefficiente di difficoltà del match. Il calendario nerazzurro non fa notizia, non in questi casi quantomeno.

Per cui, capita che a qualcuno possa sfuggire l'elemento che ha portato Inzaghi a fare certe scelte. Senza contare che se ha potuto assumersi tale rischio, da già qualificato agli ottavi di finale, è perché fino a questo momento la sua squadra ha svolto un percorso stancante e pieno di soddisfazioni. Ma c'è un altro aspetto altrettanto importante. La maggior parte di quelli mandati in campo dal primo minuto avevano alle spalle lavoro sufficiente per affrontare l'impegno come fatto poi da un certo momento in poi. A dimostrazione che più che nei confronti di chi lì ha mandati in campo, il dito qualcuno avrebbe dovuto puntarlo contro l'atteggiamento chi tra quelli non era riuscito a sfruttare l'occasione.

Su questo forse dovremmo piuttosto soffermarci. Perché, dispiace ammetterlo, ma Bisseck non ha confermato i buoni segnali intravisti col Salisburgo. Asllani ha dimostrato che senza alcuni riferimenti al suo fianco può faticare a reggere le chiavi del centrocampo. Klaassen si è confermato oggetto misterioso. Carlos Augusto, invece, ha faticato a sprigionare i cavalli del suo motore. Questo quantomeno nel primo tempo, in un catino nel quale non è mai facile giocare. Nell'intervallo Inzaghi ha toccato i tasti giusti, a ulteriore conferma che il problema fosse più nella testa che in altri fattori. Quando tutti sono riusciti a sintonizzarsi sulle stesse frequenze, forti di un'idea di gioco ormai chiara nello spogliatoio, le cose ovviamente cambiate.


Giusto in tempo per raddrizzarla. Peccato per non aver completato la rimonta. Il sogno si è infranto sull'incrocio dei pali colpito da Barella, appena pochi minuti dopo aver tirato un lungo sospiro di sollievo per il brutto intervento subito dal furetto nerazzurro. La vetta del girone si deciderà soltanto negli ultimi '90 al Meazza contro la Real Sociedad: sarebbe stato così a prescindere da qualsiasi risultato. Anche questo è giusto sottolinearlo. E' tutto, Vostro onore.


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