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Ma davvero in questa Inter non c’è spazio per Eriksen?

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Il danese sempre più ai margini del progetto tecnico di Conte

Gianni Pampinella

"Quando il nome di Christian Eriksen è stato accostato all’Inter, ho accolto la notizia con una certa diffidenza. “Impossibile”, continuavo a ripetermi. C’era la paura di illudersi per l’ennesima volta (ricordate Modric?), di svegliarsi e scoprire che era tutto un bluff, di quelli che a volte gli agenti dei giocatori mettono in giro quando sono in cerca di un rinnovo per il proprio assistito. Ma già passavano i giorni e più il nome del danese veniva accostato con insistenza all’Inter, arrivavano diverse conferme fino alla famosa cena tra l’agente del giocatore e Marotta.

"È in quell’occasione che ho realizzato: stavolta è vero. Un grande campione che sceglie l’Inter, come era successo l’estate prima con Lukaku. Ma stavolta era diverso, perché negli ultimi 10 anni i tifosi si aspettavano il grande colpo a centrocampo e questa volta è arrivato. Certo, tutti si aspettavano un impatto diverso, è inutile negarlo, ma che all’inizio il danese potesse avere delle difficoltà andava messo in preventivo.

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"Se fino a oggi Eriksen non è riuscito ad incidere, è solo colpa di Antonio Conte? Il tecnico ha provato anche a cambiare modulo per aiutare il giocatore a inserirsi più facilmente, ma con scarsi risultati. La verità è che c’è un concorso di colpe. Da parte del giocatore in alcuni momenti è mancata quella disponibilità a calarsi in un assetto tattico diverso, a volte è sembrato troppo molle in certe situazioni, poco propenso al sacrificio (ma questo si sapeva).

"Dall’altra il tecnico nerazzurro pare abbia smesso di crederci e i numeri lo dimostrano. Nella prima parte di questa stagione non ha quasi mai puntato sul giocatore (fin qui ha totalizzato 10 presenze giocando appena 313’). E poi ci sono quegli sprazzi di partita contro Real Madrid e ieri contro il Bologna, che gridano vendetta. Parliamo di un top player, non di un ragazzino della Primavera. Gesti che agli occhi dei tifosi sono apparsi come umilianti nei confronti di chi ha spinto per vestire la maglia nerazzurra.

"Forse quello che sta cercando di fare Conte è stimolare il giocatore? Tirar fuori quella rabbia che in campo non si è vista? È questa la speranza, ma non sappiamo quello che avviene alla Pinetina durante la settimana, difficile quindi capire se quella dell'allenatore è una strategia studiata. Le dichiarazioni rilasciate nel post Inter-Bologna su Hakimi ("Ogni scelta che faccio, che possa essere condivisa o meno, la faccio perché solo io vedo ciò che vedo io allenamento"), suonano come un monito anche nei confronti del danese.

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"Poi c’è la colpa della società che ha deciso di investire su un giocatore che come caratteristiche poco si presta allo schema tattico di Conte. Il prototipo del giocatore che il tecnico di Lecce cerca non è di certo Eriksen. Inevitabile che a gennaio le strade potrebbero separarsi, ma non converrebbe dare una seconda chance a Eriksen?

"La storia dell’Inter ci insegna che a volte la poca pazienza non ha pagato (Bergkamp, Seedorf, Pirlo, solo per citarne alcuni). In una stagione come questa, lunga, logorante, davvero Conte vuole rinunciare a un centrocampista come Eriksen? A maggior ragione quando in quel settore hai giocatori che sono fuori dal progetto (Nainggolan) o su cui non si può puntare per i tanti infortuni (Sensi, Vecino). Anche Eriksen dovrebbe comunque porsi qualche domanda, poteva e doveva fare di più. La soluzione migliore sarebbe quella di separarsi a gennaio scambiando il giocatore con un altro più funzionale al danese e ammettere il fallimento. La soluzione più sensata sarebbe resettare tutto e ripartire da zero. Perché no? Alla fine la qualità paga sempre, soprattutto in Europa.