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Milito: “Inter, così puoi battere il City. Tornare da dirigente? Mi piacerebbe. Lautaro…”

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Diego Milito ha parlato al Corriere della Sera della finale di Champions: "L'Inter può farcela: ecco cosa deve fare"
Matteo Pifferi Redattore 

Lunga intervista concessa al Corriere della Sera da Diego Milito. Il Principe ha parlato della finale di Madrid del 2010 ma anche e soprattutto di quella di Istanbul di domani:

«È difficile esprimere le emozioni che provai. Quello che posso dire sarà sempre poco. Una gioia che mi resterà dentro tutta la vita».


Milito, il primo ricordo che le viene in mente della finale col Bayern?

—  

«La gioia dei tifosi dopo il secondo gol. Se chiudo gli occhi vedo ancora le loro facce. In quel momento abbiamo capito che potevamo davvero farcela».

L’Inter stavolta sfida il Manchester City. Come si vince una partita così?

—  

«Non c’è una formula esatta. Bisogna curare i dettagli, andare in campo con determinazione, saper sfruttare le occasioni».

C’è invece una ricetta per gestire ansia e pressione la notte prima?

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«Non è semplice, ci sono tanti pensieri, l’adrenalina già in circolo. Ma io sono riuscito a dormire, ero tranquillo: sentivo che avremmo vinto quella partita».

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Cosa provò sapendo che Mourinho non sarebbe tornato con voi a Milano?

—  

«Un mix di emozioni: eravamo felici per aver vinto, ma dispiaciuti di non continuare a lavorare con lui. È stato un colpo il suo addio, era un punto di riferimento».

L’ha stupita vederlo alla Roma, la vostra rivale dell’epoca?

—  

«No. Ci sono momenti e momenti. Roma è una piazza perfetta per il mister».

Mou o Inzaghi: a chi si sente caratterialmente più vicino?

—  

«Per José ho un debole, gli sarò sempre grato. Con lui c’è un legame di affetto che rende difficile il confronto. Simone è un ottimo allenatore, a volte ingiustamente criticato. All’Inter sta facendo grandi cose».

Nel 2018 lei era d.s. del Racing, la prima squadra di Lautaro. Che ruolo ha avuto nel suo passaggio all’Inter?

—  

«Mi chiamò Zanetti, parlammo a lungo. Già si vedevano le sue doti, non aveva bisogno che lo pubblicizzassi. C’era un’offerta di un altro club (l’Atletico Madrid, ndr), non chiudemmo subito e si inserì l’Inter. Sono stati bravi ad agire velocemente. Lautaro mi chiedeva qualche consiglio, come si vive a Milano, ma era felice dell’opportunità. Non ho dovuto convincerlo».

Cosa le piace di lui?

—  

«Ha le doti dei grandi attaccanti, è completo. Può fare reparto da solo, come fosse un nove, ma si adatta a giocare anche con un’altra punta, ad esempio Dzeko o Lukaku. Ha tutto».

Quanto è cresciuto dopo il Mondiale vinto con l’Argentina?

—  

«Quella vittoria gli ha dato tanta fiducia».

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Cosa rivede in Lautaro del Milito attaccante?

—  

«Non amo i paragoni. Posso dire che ci assomigliamo per l’atteggiamento: siamo dei lottatori, lavoriamo per raggiungere i nostri obiettivi, cerchiamo di prenderci quello che vogliamo. Avere questa mentalità è fondamentale».

Che rapporto avete?

—  

«Lo conosco da quando era giovanissimo, quasi un bambino. Col Racing esordì in prima squadra entrando in campo al mio posto. Una sorta di passaggio di consegne. È un ragazzo straordinario, gli voglio bene. Vederlo crescere, sapere dove è arrivato adesso, mi rende felice».

L’ultima volta che avete parlato?

—  

«Gli ho scritto dopo la finale di Coppa Italia, come faccio per tutte le partite importanti. Ci sentiamo spesso».

Lautaro a Istanbul sfiderà Haaland. Il norvegese è l’attaccante più forte al mondo?

—  

«Uno dei migliori, non il migliore. Ci sono appunto Lautaro, Benzema e altri grandi giocatori. Certo lui vede la porta con facilità, l’Inter dovrà stare attenta».

Per contenerlo farebbe giocare titolare il rientrante Skriniar?

—  

«L’Inter è arrivata in finale senza di lui, può tranquillamente continuare a farne a meno. Poi vedrà Inzaghi».

La chat WhatsApp dei «tripletisti» è sempre attiva?

—  

«Sì, certo. Dopo l’euroderby con il Milan abbiamo fatto i complimenti a Zanetti, che è in società».

Chi, di questa Inter, avrebbe giocato nella vostra squadra?

—  

«Non voglio fare nomi, ma Inzaghi ha molti calciatori davvero forti».

Cosa pensa di Retegui, l’oriundo con cui Mancini spera di risolvere il problema centravanti dell’Italia?

—  

«Mi piace, è cresciuto in fretta. Ha qualità, la mentalità giusta. Sono sicuro che in estate verrà chiamato da qualche squadra europea, forse della serie A».

Tornerebbe all’Inter, magari con un ruolo di quel tipo (direttore sportivo, ndr)?

—  

«Non sono abituato a propormi ma sì, sarei pronto a mettermi in gioco. In ogni caso il mio legame con l’Inter sarà sempre speciale».

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