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Permessi insulti all’arbitro: altra pagina indecorosa. Basta imbarazzanti polemiche sull’Inter

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Ci ritroviamo di fronte a un imbarazzo sconcertante

Marco Macca

C'eravamo lasciati il 29 settembre, meno di tre mesi fa. Ricordate? Probabilmente sì. Perlomeno, ogni interista che si rispetti non ha dimenticato. Perché, a volte (o spesso), nel calcio ci sono appendici teoricamente di secondaria importanza che però, chissà a causa di quale astruso marchingegno, diventano determinanti, ancor più della partita. I motivi sono sconosciuti ai più. Fatto sta, però, che di mezzo c'è di frequente l'Inter (o fate pure sempre). Il risultato è che, dietro ogni vittoria dei nerazzurri, pare esserci come la costante volontà di macchiare e sminuire ogni soddisfazione, ridimensionare gli sforzi, cercare in ogni occasione possibile il fatidico pelo nell'uovo. E questo, francamente, non è accettabile. Non più.

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Peccato che però, se andiamo a guardare i numeri, alla 12a giornata di campionato l'Inter sia solo sesta per cambi effettuati, dietro a Lazio, Benevento (!), Genoa (!), Spezia (!) e Sassuolo. Poco importa. Dalla seconda giornata di campionato in poi, abbiamo visto magicamente il dibattito dissolversi nell'aria. Da fine settembre, alzi la mano chi ha più ascoltato in tv o letto sui giornali qualcuno parlare del problema cinque cambi. Sfida accettata.

Ci chiediamo: da quando in qua agli arbitri viene chiesto di non applicare il regolamento? Da quando in qua un giocatore può mancare di rispetto al direttore di gara davanti a tutti e minarne l'autorità in campo senza pagarne le conseguenze? E' mai successo che partisse una tale campagna di difesa nei confronti dell'imputato e di accusa nei confronti della parte offesa? Probabilmente, ci stiamo ponendo le domande sbagliate. D'altronde, basta leggere o accendere la tv per imbattersi in una stucchevole e indecorosa miriade di "Doveva tapparsi le orecchie!!", "Ha falsato la partita!", "Arbitro inadeguato e insensibile!". Frasi che hanno rievocato bidoni dell'immondizia al posto del cuore e fruttini vari. Ma torniamo a noi.

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Il problema non è tanto discutere una decisione arbitrale. In Italia, nonostante viviamo in epoca VAR, è esercizio quotidiano e temiamo immortale. Qui il problema è che, ancora una volta, si è portata avanti una campagna per mettere un asterisco all'Inter e alle sue vittorie. All'improvviso, l'arbitro deve tapparsi le orecchie, e accettare insulti per non falsare le partite. Poi, però, parliamo di buoni esempi per i giovani, di comportamenti modello, di paradigmi. Solo quando fa comodo, ovviamente. I vertici giornalisti d'Italia si sono adoperati per depenalizzare il turpiloquio e l'offesa. Ma poi ce la prendiamo con i tifosi (speriamo tornino presto) che, magari, mandano a quel paese gli avversari. Da dove vengono queste contraddizioni? Da dove questa incoerenza e questa schizofrenia dialettica e di pensiero? Ci auguriamo, almeno, che vengano dalla buona fede.

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Purtroppo, però, queste discussioni danno adito a chiunque di pensare che si tratti di qualcosa di diverso. E non si può condannare chi si trova di fronte a certe scene francamente imbarazzanti. Come quella relativa alla polemica sugli stranieri in campo. E se Marcello Lippi e il giornalismo italiano si scagliavano contro l'Inter del 2010, che aveva vinto tutto ma che non era una vera squadra italiana dato che schierava undici stranieri, oggi che l'Inter ha praticamente mezza squadra italiana e che ci sono altre società che non ne schierano nemmeno uno, la polemica non serve più. Semplicemente, non esiste più.

Sarà un caso ma, quando c'è da creare un polverone, l'Inter è sempre al centro del calderone. Non serve scavare troppo per accorgersene. Un'altra, pessima pagina della discussione calcistica in Italia (e del giornalismo italiano). E a tutto ciò sarebbe ora di dire basta. Perché anche l'imbarazzo può avere un limite. Anzi, deve averlo.

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