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Inter, la prima prova di Chivu: tutte le novità e il vecchio neo contro il Monterrey

Chivu Inter
L'analisi di Fcinter1908.it dopo il pareggio dei nerazzurri nella gara d'esordio al Mondiale per club al Rose Bowl di Pasadena
Daniele Vitiello Redattore/inviato 

Quella che per molti in Italia è stata la notte prima degli esami, per Chivu è stata la notte della prima prova da allenatore dell'Inter. Tornato in nerazzurro, ma stavolta con ruolo e prospettive diverse, sognava sicuramente un risultato migliore all'esordio contro il Monterrey. Tuttavia, il malloppo di informazioni – più o meno positive – che la gara ha restituito rimane comunque prezioso in vista dei prossimi impegni. Ha mantenuto la promessa di una squadra già diversa in certi aspetti, nonostante il poco tempo a disposizione: una variabile da tenere in grande considerazione. Sono infatti passati poco più di 15 giorni dalla notte di Monaco, circa 10 dal ritrovo ad Appiano: impensabile che potessero bastare per ridare smalto, stimoli e morale alla squadra.

Inter Lautaro

Inter, le prime novità volute da Chivu

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Eppure, qualche piccolo seme gettato qua e là nei pochi allenamenti ha già portato a qualcosa di diverso. A partire dall’atteggiamento in fase di non possesso, con l'Inter pronta ad accorciare in avanti con maggiore intensità rispetto a quanto facesse con Inzaghi. Una novità piuttosto evidente, forse agevolata anche dal piano tattico dell’avversario e dalla disparità tecnica in campo. Palese anche il nuovo assetto sui calci piazzati, confermato al triplice fischio da Lautaro Martínez e dallo stesso Chivu. D'ora in poi l'Inter difenderà a zona. Per oleare i nuovi meccanismi sarà sicuramente necessario del tempo.

Non ha cambiato troppi interpreti, quantomeno dall’inizio, ma Chivu non si è fatto problemi nel modificare il modulo a gara in corso. Nell’ottica di una squadra “fluida” e in grado di dare “pochi riferimenti all’avversario”, a metà ripresa è passato dal 3-5-2 al 3-4-2-1. Soluzione già vista qualche volta con Inzaghi e che potrebbe rappresentare il vero piano B della prossima stagione, soprattutto contro determinate squadre. Ha cercato il gol vittoria con Lautaro e Mkhitaryan (poi Zalewski) alle spalle di Thuram, inserendo anche Sučić al fianco di Barella nel tandem di centrocampo. Dopo il pareggio, arrivato su uno schema su punizione molto apprezzabile – frutto del lavoro di questi giorni – è mancato però il bis. Avrebbe comunque dato un sapore diverso all'esordio al Mondiale per club e migliorato il giudizio sul primo esame di Chivu.

Chivu Inter

Un limite già noto con Inzaghi

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Serve pazienza in questo momento. L'esordio immediato in gare ufficiali, da un lato stimolante, complica ulteriormente i piani di un allenatore che, per approcciare una sfida così impegnativa, avrebbe sicuramente preferito un avvio più soft. Non ha avuto né tempo per allenare il gruppo a dovere dal punto di vista tattico e fisico, né modo di testare le novità in amichevole. Nel tentativo di rimettere insieme i cocci il prima possibile dopo il disastro di Monaco, sta concedendo grande attenzione all'aspetto psicologico, convinto che sia la priorità tra le tante urgenze da affrontare.

La medicina migliore sarebbe stata una vittoria contro il Monterrey, pregiudicata anche da uno scarso cinismo negli ultimi metri – tallone d'Achille già noto durante la gestione Inzaghi. Ora tre giorni per ripassare gli appunti e trovare gli accorgimenti giusti prima della seconda prova. Chivu proverà a prepararla al meglio, per indirizzare sul binario giusto il discorso qualificazione e l'intero esame di maturità da allenatore catapultato dalla periferia direttamente ai vertici del calcio mondiale. La promozione passa in buona parte dai prossimi 180 minuti contro Urawa e River Plate.