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fcinter1908 news interviste Adriano: “Morto mio padre, non avevo più la testa. All’Inter 3 fratelli. Chivu? Per me è…”

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Adriano: “Morto mio padre, non avevo più la testa. All’Inter 3 fratelli. Chivu? Per me è…”

Adriano: “Morto mio padre, non avevo più la testa. All’Inter 3 fratelli. Chivu? Per me è…” - immagine 1
E' disponibile da oggi, su Dazn: Família - Vita di un Imperatore, l'intervista esclusiva ad Adriano Leite Ribeiro, leggendario ex nerazzurro
Daniele Mari Direttore 

E' disponibile da oggi, su Dazn: Família - Vita di un Imperatore, l'intervista esclusiva ad Adriano Leite Ribeiro, leggendario ex attaccante brasiliano e stella dell'Inter.

Considerato uno dei talenti più promettenti al mondo, la sua permanenza in Serie A è stata costellata di successi: con i nerazzurri, Adriano ha segnato 74 reti in 177 presenze, vinto tre scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane, mettendo in campo un mix di tecnica, potenza e carisma, qualità che gli hanno valso il soprannome di "Imperatore".

Il suo viaggio, però, è diventato una storia di cadute, che lo ha portato da essere l'imperatore dell'Inter, a una vita segnata da difficoltà che lo hanno allontanato poco alla volta dal calcio. Família - Vita di un Imperatore è un racconto a cuore aperto, intimo e toccante, in cui l'Imperatore si svela come mai prima d'ora: la vita nelle favelas con la sua famiglia in Brasile, le scelte personali, gli orgogli e i rimpianti di una carriera straordinaria, forse terminata troppo presto.

Adriano: “Morto mio padre, non avevo più la testa. All’Inter 3 fratelli. Chivu? Per me è…”- immagine 2

Sul suo soprannome, Adriano ha spiegato come gli ''ha fatto strano esser chiamato Imperatore. Vengo da una favela e dopo qualche anno sono stato chiamato Imperatore. È chiaro che questo ti faccia pensare. Ma se Dio ha voluto questo, non c'è niente da fare. Il calcio in Brasile? Serve nelle Favelas. Lì la vita è difficile. I bambini sono abituati a vedere le persone con la pistola o con il fucile. Lo sport è importante per loro, per cercare di far pensare loro un'altra cosa''.

Ripercorrendo il passato ha poi parlato del ritorno a casa e dell'addio all'Inter: ''Me ne sono andato dall'Inter e sono tornato in Brasile perché mi mancava la mia famiglia. Dopo la morte di mio padre non avevo più la testa per poter giocare all'Inter. È un avvenimento che mi ha ferito tanto, ho scelto di tornare in Brasile perché non avevo più la testa e, così, avrei danneggiato la squadra e i miei compagni. Mio padre ha sempre fatto tutto per la mia famiglia e non c'era più, sono rimasto io e, come uomo, dovevo aiutare i miei familiari perché loro avevano bisogno di me.''

Adriano: “Morto mio padre, non avevo più la testa. All’Inter 3 fratelli. Chivu? Per me è…”- immagine 3

Sulle difficoltà personali: ''Le persone non capiscono cosa sia la depressione, sembravo uguale e tutti, ma non era così. Ognuno ha il suo modo di gestire questa cosa, io ho avuto il mio. Ho fatto quello che sentivo nel cuore e nella testa. Non mi interessa di quello che pensa la gente, i miei amici e la mia famiglia erano con me in questa scelta. Sono molto legato a Zanetti e Cordoba, all'Inter mi hanno accolto come un fratello, o come un figlio. Materazzi ha fatto la stessa cosa, stava sempre con me. Sono persone che mi hanno dato tutto per cercare di non andare via dall'Inter. Ancora oggi quando li sento mi fa molto piacere.''

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Adriano ha poi parlato dell'ex compagno e nuovo allenatore dell'Inter: ''Chivu all'Inter? È il profilo giusto, gli auguro il meglio. Non è facile da gestire una grande squadra come l'Inter, gli auguro di fare bene. Quando arriva un allenatore giovane il gruppo lo accoglie bene, anche perché nel caso di Chivu, lui stesso è stato un giocatore dell'Inter. Quando c'è il gruppo, c'è tutto.

Il giocatore che più mi ricorda me? Non posso compararmi a Ronaldo o Ronaldinho perché sono ruoli diversi, quindi dico sicuramente Lukaku, gioca come me. Sarebbe stato bellissimo giocare con Conte".

"Ancelotti? Per noi brasiliani è stata una scelta giusta, perché non abbiamo la cultura di giocare tatticamente nel modo corretto. E in questo senso avevamo bisogno di Carlo Ancelotti per avere questo tipo di organizzazione, non stavamo giocando nel modo giusto. Sarà dura vincere il Mondiale, soprattutto se non hai un allenatore che mette i giocatori al posto giusto. Ci sono giocatori che non hanno mai giocato insieme, sono tutti giovani e hanno iniziato ora a giocare insieme. Quindi ora ci vorrà un po' di tempo per essere una squadra, ma lui grazie alla sua esperienza è l'uomo che può fare questo. Futuro nel calcio? Gioco con i miei amici, ma non voglio stare dentro lo sport. Gioco anche per rendere le persone introno a me felici e questo mi fa stare bene'', conclude l'ex attaccante nerazzurro

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