L'Inter? “Io l'ho saputo l'anno prima di andare in prestito a Parma. In un autogrill, mi sono incontrato con il mio procuratore, che mi ha detto: "Ascolta, cosa vuoi fare? Vuoi andare all'Inter?". E niente, non ho esitato, gli ho detto subito di sì. Poi ovviamente da lì a sapere che sarei diventato un giocatore dell’Inter non l’avrei mai detto in così poco tempo. All’Atalanta non giocavo praticamente mai, poi ho fatto un buon campionato al Parma e dopo arriva Conte. C’erano tanti giocatori forti, Skriniar, De Vrij, Godin e io pensavo: "Ma dove vado io?".
Gli ho chiesto di andare in prestito, gliel’ho chiesto 50 volte di andare via, ma lui non ne ha voluto sapere, ha voluto tenermi a tutti i coti. E da ottobre mi ha messo dentro. Lui è un appassionato di calcio, sono convinto che abbia visto tutte le mie partite al Parma. Ha visto delle qualità che all'Inter mancavano, ero l'unico mancino. Sapeva che dall'inizio non ero pronto, però poi ha visto che avevo delle potenzialità e ha avuto il coraggio di buttarmi dentro”.
Finale di Istanbul? L’ho vissuta male, malissimo, fai fatica a dormire perché ti sogni le azioni. È stata veramente tosta perché non sai quante volte ancora giocherai una finale di Champions, preferivo perderla 10-0 che come l’abbiamo persa perché c’era la percezione di poterla vincere e potergli fare male, è stata tosta. Vinere la Champions è uno dei sogni più grandi che un giocatore può avere. Non ho mai visto gli highlights di quella partita, non ce la faccio, mi viene un nervoso e una tristezza che fa male. Era un obiettivo talmente vicino che non riuscire a portarlo a casa è stata dura. Diventa uno stimolo poi, ma non è facile”.
(YouTube BSMT)
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