Si può fare, adesso.
«Tenendo però presente che contro avversari del genere, non valendo più il doppio il gol in trasferta, bisogna fare attenzione. E questo Inzaghi lo sa benissimo».
Cosa l’ha impressionata dell’Inter?
«La maturità con cui ha interpretato la gara, la bellezza di certe giocate - penso al primo gol - e la rabbia, la ferocia con cui ha saputo cogliere le imperfezioni del Bayern - e rivedo il secondo gol, in contropiede - senza mai aver avuto paura di crederci».
È stato un finale per uomini forti...
«L’Inter è una grande squadra. Dopo il pareggio di Thomas Müller, altri si sarebbero orientati al controllo del risultato. Loro no, hanno afferrato l’occasione per partire a campo aperto. E lo hanno fatto perché hanno un organico che sa superare i problemi fisici che pure ci sono perché mancavano Dimarco, Dumfries, Zielinski e Taremi. Ma la qualità è straordinaria».
Squadra che sa pure soffrire.
«Nel primo tempo, nella fase più dura, quella del palo di Kane, l’Inter è rimasta tranquilla, con le proprie idee e non ha mai avuto fretta nelle giocate, evitando di forzarle. Ha chiuso come doveva su Olise e Sané, lo ha fatto con i tre difensori bravissimi, tutti, ma anche con i due esterni che si sono sacrificati. Al Bayern non sono stati concessi spazi tra le linee».
E poi il morso di Lautaro.
«In un’azione di enorme padronanza tecnica, con la genialata di Thuram e poi sublimata con l’esterno di Martinez. Quando hai loro in questa forma, è come se partissi da 1-0 per te. Ma l’Inter è altro, bisogna aggiungere le letture di Barella e di Mkhitaryan, o anche la saggezza di Calhanoglu: dentro una vittoria del genere, non può essere escluso nessuno. E poi il cinismo, la strategia curata in ogni dettaglio nella preparazione della sfida di Inzaghi».
E adesso che partita bisognerà aspettarsi a San Siro, dove lei sarà in tribuna?
«L’Inter ha impressionato anche per altro: la semplicità con cui palleggiava dal basso, potendo anche approfittare dell’assenza di intensità nel pressing del Bayern. Penso che quella sia stata una scelta di Kompany che Inzaghi s’aspettasse. A Sommer, per dirne una, è stato permesso di trovare sempre l’appoggio giusto».
È un particolare pure quello.
«Quando il Bayern premeva, l’Inter riusciva a superare la prima pressione e creava situazioni di due contro due con i centrali, alle cui spalle si poteva andare: Lautaro che si è buttato dentro già primo dello 0-1 ha annusato l’aria. I campioni intuiscono le giocate. E però dietro c’è un lavoro e quello appartiene ad Inzaghi».
Diceva: va ancora giocata, non si festeggia nulla.
«Il Bayern non si arrenderà e l’Inter non si concederà la tentazione di sospettare d’avere la semifinale in tasca».
Il pericolo da mettere in preventivo?
«Il Bayern lo è sempre, a prescindere. Olise e Sané o anche Kane o Kimmich. Però la risposta dell’Inter c’è già stata: Lautaro, Barella, Thuram, ma pure Carlos Augusto. Se la testa dell’Inter manderà gli stessi messaggi dell’altra sera alle gambe....».
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