Ci sarà più tattica o psicologia, visto che siamo al dentro o fuori?
«L’aspetto principale rimane quello tecnico, ma la strategia non è un fattore irrilevante ed avrà una sua rilevanza. La sfida d’andata ha semplicemente confermato che siamo al cospetto di due squadre gigantesche, con una personalità che ti conquista e giocatori che sono in grado di fare la differenza in qualsiasi istante, anche quello apparentemente più equilibrato. E, Inter e Bayern hanno piedi buoni e fisicità spiazzante, oltre ad un livello intellettivo indiscutibile».
Dove la giocheranno?
«In ogni angolo del campo, sulle corsie esterne, in mezzo, tra le linee. E con intelligenza, la stessa che si è vista una settimana fa, quando la gara è stata orientata non certo dagli episodi ma dalle scelte, dal comportamento. Poi, volendo, c’è sempre chi dice: ma se il pallone di Kane fosse entrato...! E però sarebbe una lettura riduttiva, perché è vero che quella occasione era enorme ma non va dimenticato che nasce da un errore di Pavard. E che poi, cinque minuti dopo, Carlos Augusto, su azione manovrata, ha la sua chance».
Dovesse scegliere un solo uomo-simbolo per parte.
«Mi metterebbe in difficoltà, perché significherebbe far torto a tanti altri. L’Inter è Lautaro o Thuram in fase realizzativa ma anche uno strepitoso Barella e Calhanoglu in quella organizzativa e difensori ed esterni che lasciano il segno. Il Bayern non è solo Kane, non si limita all’estro di Sané o a quello di Olise, che pure sanno come cambiare la partita, o alla superba capacità di Kimmich e Goretzka».
Debolezze altrui?
«Il Bayern ha dimostrato di concedere qualcosa e di soffrire le transizioni, sia per vie centrali che esterne. I gol rappresentano la sintesi del pensiero e sottolineano che Inzaghi è stato capace di trovare le zone del campo in cui far male e il modo in cui farlo. Se si fa caso, i ribaltamenti che portano ai gol sono analoghi: dietro c’è dunque la ricerca di quella giocata, ritenendo l’avversario vulnerabile. Non è un caso, ma nel lavoro fatto per l’Uefa vengono messe in evidenza proprio alcune di queste situazioni».
Pronti, via, e non ci saranno tempi morti...?
«Resta un’ora e mezza e non può essere sprecata. Avrà più fretta il Bayern, in questo, che deve rimettersi a posto. Ma non penso che si butteranno in avanti in maniera scriteriata. Sono consapevoli che la qualità dei calciatori è una garanzia: un gol, volendo, possono trovarlo con pazienza. Però con quell’Inter a me sembra complicato. C’è un aspetto che va ribadito di questa Champions: lo spessore della squadra di Inzaghi è notevolissimo ma la naturalezza con cui difende lo è di più. Lo dicono i numeri, mica io».
E poi, finita questa partita....
«Chi passa non può pensare di aver vinto la Champions ma può sospettare di avere lo spessore per farlo. Certo, poi dopo ci sarebbe una semifinale da far tremare chiunque: ma si procede gradino per gradino, non si fanno previsioni. Si vive se stessi, cioè la grandezza del momento, che per essere assaporata va definita attraverso il lavoro. Inzaghi ne ha fatto uno grossissimo, visto che è in corsa su tre fronti. E se stai lì, non ci sei arrivato per Grazia Divina: ma perché hai una squadra piena di talenti che sai guidare».
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