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Il peso delle assenze di Scamacca, Scalvini e da gennaio Kossounou?
«Tutti infortuni traumatici, con tempi di recupero molto lunghi. Ma a Gasp sono mancati anche ricambi per i due centrali in mezzo al campo, che sono molto forti, quando hanno avuto bisogno di rallentare. Per il resto, l’Atalanta ha tutto per stare lì davanti».
Forse troppo dipendente da Lookman e Retegui?
«Le manca un po’ il contributo degli esterni, gente più da assist che da gol. Ma quello che fatico di più a capire sono le difficoltà in casa: sorprendenti».
Anche tanti gol presi su palle inattive?
«L’Atalanta fa una specie di “zona mista”, ma non c’è una marcatura che in assoluto non ti fa prendere gol: è più questione di attenzione, di testa. Nel primo tempo le hanno prese tutte, dopo quella lunga interruzione l’Inter si è riaccesa subito e l’Atalanta no».
A posteriori: Gasperini ha fatto bene a dire che bisognava sognare l’impossibile?
«Secondo me ci credeva anche, tutti ci credevano. E poi, devi mandare dei segnali: l’anno scorso Inzaghi parlava di seconda stella, da poco ha fatto tre con le dita. Perché non si poteva parlare di Juve da scudetto quando era a -6 e poteva agganciare l’Atalanta? Perché non parlare di sogno scudetto se l’Atalanta, battendo l’Inter, poteva trovarsi in testa a 61 punti?».
Ma ci può credere ancora?
«Adesso è più difficile. C’è ancora tempo per tutti, ma l’Inter ha dato una bella spallata, soprattutto per l’aspetto mentale».
Pensa che l’Atalanta avrà un contraccolpo?
«Non è la Juve che perde 4-0 in casa, va a Firenze e ne prende altri tre, da squadra piatta: la squadra di Gasperini ha valori, un senso di appartenenza forte, giocatori con il dna Atalanta. Aggrappata a questo, al suo allenatore e alla sua gente, sono convinto che la Dea possa ripartire».
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