Intervistato da il Giornale, Paolo Bonolis ha parlato delle sue sensazione a poche ore dal calcio d'inizio della finalissima tra Psg-Inter.


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Bonolis: “Solo l’Inter sa rappresentare l’Italia. Scudetto? Era in offerta speciale. Perso perché…”
Cosa rappresenta per te l'Inter?
—«Principalmente una passione. Poi la condivisione di una speranza, di un'attesa, di una gioia, di una delusione. L'Inter è un'occasione di disimpegno nei confronti del resto della giornata. Un piccolo pensiero latente con il quale mi soddisfo, mi nutro, del quale soffro e gioisco».
Sono quasi 15 anni che la coppa dei campioni è lontana dall'Italia. Perché?
«Perché c'è solo l'Inter che riesce a rappresentarla a dovere».
Mi dici con quale stato d'animo stai per imbarcarti sull'aereo per Monaco?
«Ricordo che due anni fa partii per Istanbul sempre con mio figlio, privo di qualunque tipo di speranza. Pensai, andiamo lì, ne prendiamo cinque, però faccio vedere a mio figlio una città bellissima. Poi invece abbiamo quasi rischiato di portarci a casa la partita e quella che sarebbe dovuta essere una normale sconfitta è stata una cocente delusione».
Questa volta invece?
—«Andiamo con un margine di speranza in più».
Dimmi la verità, quanto ti è bruciato aver perso lo scudetto all'ultima giornata?
—«Beh, quest'anno siamo stati come due anni fa, in offerta speciale. Noi siamo una società generosa».
Spiegami meglio.
—«Lo abbiamo regalato al Milan due anni fa, quest'anno lo abbiamo regalato al Napoli. Siamo altruisti».
Solo questione di generosità il secondo posto?
—«Quando affronti tre competizioni così importanti devi avere una rosa molto più coperta. L'Inter lo era molto in difesa e a centrocampo. In attacco avevamo delle evidenti difficoltà. Ha pesato l'assenza di Lautaro nella prima fase della stagione e nella seconda parte, con l'infortunio di Thuram, abbiamo dovuto ricorrere a dei giocatori che avevano la maglia dell'Inter addosso, ma probabilmente non avevano le qualità e lo spirito per poterla indossare».
Se tu potessi entrare nello spogliatoio stasera prima della finale, che cosa diresti ai giocatori?
—«Lo spogliatoio ritengo che sia il luogo più sacro di una sacrestia. Li guarderei negli occhi e gli direi: Divertitevi e fateci divertire».
Chi vedi come uomo decisivo per questa partita?
—«Va bene chiunque. Anche il massaggiatore che incespicando colpisce la palla e va in rete, o l'arbitro che segna con il fischietto. Tornando seri, per il gioco di Simone, chiunque può essere letale. Lo abbiamo visto nella semifinale col Barcellona che è andato in rete Francesco Acerbi. Abbiamo visto segnare Pavard. Ecco,manca Sommer che segna di testa in contropiede. Sarebbe fantastico».
Chi è stata la figura nell'Inter che ti ha lasciato un segno indelebile.
—«Di giocatori ce ne sono sicuramente tre o quattro. Ma la persona che ha amato di più in assoluto è stato Massimo Moratti».
Per te il più grande Presidente dell'Inter?
—«Non so se sia stato il più grande presidente dell'Inter ad oggi, ma di sicuro è stato uno di quei presidenti che amava ciò che faceva non per interesse ma per passione».
(Il Giornale)
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