00:39 min
fcinter1908 news interviste Canuti: “L’Inter si ama. Bersellini? Con lui volevo smettere, Facchetti mi fece cambiare idea”

news

Canuti: “L’Inter si ama. Bersellini? Con lui volevo smettere, Facchetti mi fece cambiare idea”

Fabio Alampi Redattore 
Canuti: “L’Inter si ama. Bersellini? Con lui volevo smettere, Facchetti mi fece cambiare idea” - immagine 1Canuti: “L’Inter si ama. Bersellini? Con lui volevo smettere, Facchetti mi fece cambiare idea” - immagine 1
L'ex difensore nerazzurro, campione d'Italia nel 1980, racconta alcuni episodi della sua carriera interista

Nazzareno Canuti, ex difensore dell'Inter, ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport: "L'Inter è l'Inter: si ama. Cominciai presto: come raccattapalle, a 14 anni. Ho visto Boninsegna segnare in rovesciata al Foggia: 5-0 e scudetto".

Canuti, una vita nerazzurra. L'inizio?

"A Rogoredo, con un provino, dall'oratorio di Precotto, ala destra. C’era Enea Masiero che mi disse: 'Di ali ne abbiamo, fai il terzino'. Dopo un po' mi hanno detto: 'Basta così, rivestiti'. Che delusione. Sono uscito a testa bassa, quasi piangendo. Un dirigente mi ha fermato: 'Cos'hai capito? Basta così vuol dire che hanno visto tutto, fai firmare questo foglio a tuo padre e sei dell'Inter'".

Papà era contento?

"Non sapeva del provino, lui non avrebbe voluto, per evitarmi delusioni. Papà era uno pratico, faceva l’autista a Bozzolo, nel mantovano, andava a prendere il latte nelle fattorie e lo portava a Piadena. Poi siamo venuti a Milano e ha guidato gli autobus dell'Atm".

Lei guidava la difesa dell'Inter.

"Beh, guidare… ero stopper. Bini libero. Dicevano che eravamo belli, quasi gemelli e lui faceva finta d'incazzarsi. Eravamo tutti molto amici in quell'Inter. Anche se 'Tiger' Bersellini ci faceva soffrire…".

Un bel martello, eh?

"Era realmente un sergente di ferro. Non come quello dei marines di Full Metal Jacket, ma siamo lì. Rude e spietato, ci faceva lavorare come dannati. Due ore e più di corsa continua, in ritiro, per le montagne, ginnastica, addominali, scatti".

È vero che a 21 anni, proprio con l’arrivo di Bersellini, lei voleva smettere?

"Sì, avevo esordito con Beppe Chiappella. Stavo bene, giocavo abbastanza. Ma dopo quattro giorni di Bersellini non ne volevo più sapere. Stavo da cani, ero un cadavere. Mi convinse Facchetti. 'Porta pazienza, Eugenio è fatto così. Ma non è cattivo. Stai vicino a me, vedrai che cambierà'".

È finita bene. Con Bersellini siete diventati campioni d'Italia.

"Nella stagione 1977-78, sono stato lanciato come titolare proprio da Bersellini. Aveva ragione Cipe Facchetti, mi sono inserito e ho veramente capito cosa significa essere un professionista: è stato lui, Tiger, a insegnarmi a lottare, lavorare e soffrire".

Anche troppo, pare. Lo dicono tutti quelli dell'Inter fine anni 70: un vero duro.

"Beppone Chiappella era diverso. Quando, nel 1976, è nata mia figlia Alessia mi ha detto: 'Vai, vai subito dalla tua bambina'. Non avevo la macchina, Oriali mi ha prestato la sua, una Bmw 520. Sono andato e tornato e il giorno dopo ho giocato. Quando invece è arrivato Christian, il secondo, Bersellini ha fatto finta di niente. Lo sapeva, ma non mi ha dato il permesso e allora il massaggiatore Giancarlo Della Casa, mi ha inventato un ascesso. Mi ha messo del cotone in bocca e ha detto a Bersellini: 'Mister, fra l'altro Nazza ha anche mal di denti. Non vede come è gonfio? Dai dai, lo porto io a Milano dal dentista'".

Come è andata?

"Benissimo. Sono andato, in clinica, alla San Camillo, siamo tornati subito. Il giorno dopo ho giocato con il Bologna e ho fatto un gol da metà campo a Zinetti, annullato perché ero in fuorigioco pochi centimetri oltre la linea. E Bersellini mi ha detto: 'Eh, Nazza, tu dovresti avere un figlio ogni settimana…'".

Sette stagioni all'Inter. Una al Milan in B. Non voleva andarci, vero?

"Sì. Eravamo in tournée in Cile, mi sono molto incazzato. Ma come? All'improvviso, senza dirmi niente? Mi avevano inserito, assieme a Pasinato e Serena, nell'affare Collovati. Ma non si poteva rifiutare, allora funzionava così. Poi sono stato contento, abbiamo vinto, c'erano ragazzi splendidi e Ilario Castagner, gran persona, allenatore sensibile e delicato".

L'Inter sempre nel cuore?

"Sempre, forever. Con l'Inter ho vissuto momenti bellissimi. Anche qualche delusione, come la mancata finale di Coppa Campioni dopo aver battuto il Real Madrid nel ritorno della semifinale. Ma ho giocato in una grande squadra e ho marcato, e spesso annullato, i più grandi attaccanti: Paolo Rossi, Giordano, Pulici, Bettega, Chiarugi, Novellino. Non male, eh?".