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Parliamo delle quattro stelle rossonere: cominciamo da Leao.
«Forse è l’unico che ha provato a fare qualcosa di concreto, ma anche nelle rare volte in cui è riuscito a superare un avversario, poi ha sempre sbagliato la scelta, il tocco o il cross, non incidendo alla fine».
Joao Felix non è riuscito a dare fantasia alla squadra.
«Per lui vale lo stesso discorso di Pulisic. Se calciatori di grande qualità, ma leggerini, sono costretti a rincorrere più che a giocare la palla, poi soffrono. In particolare, Pulisic ha faticato anche nei rientri, mettendo a sua volta in difficoltà Fofana, Reijnders e soprattutto Walker, che spesso e volentieri si è trovato contro due uomini, di cui uno era sempre il bravo Paixao».
Non è stato un bel ritorno a Rotterdam per Gimenez.
«Direi di no, ma non so quanto sia colpa sua. Di sicuro il messicano non è stato brillante, ma quanti palloni utili a un centravanti come lui gli sono arrivati? Zero... Per un attaccante con le sue caratteristiche i rifornimenti sono indispensabili e a Gimenez non ne sono arrivati».
Nel complesso l’impronta di Conceiçao si sta vedendo in qualche modo o ancora il Milan è alla ricerca di un’identità?
«Conceiçao qualche risultato l’ha fatto, come la vittoria della Supercoppa in Arabia o il passaggio del turno in Coppa Italia contro la Roma, ma io di gioco ne ho visto ancora poco. La squadra resta legata più che altro alle giocate dei singoli e fatica a muoversi come un blocco unico. Ma così diventa dura trovare continuità di rendimento...».
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