Quale aspetto peserà di più a Monaco di Baviera?
«Sarà una finale equilibrata, ma tutto parte dal centrocampo, come sempre. A Barcellona il trio di Inzaghi aveva sofferto molto e invece martedì i suoi centrocampisti hanno fatto una buona partita. Ovviamente però il 31 maggio non ci sarà andata e ritorno, né pubblico di casa a spingere o stadio da espugnare in trasferta, ci aspetta quindi una finale a viso aperto. I centrocampisti dell’Inter mi hanno convinto anche se, essendo a fine stagione, ovviamente non sono più brillantissimi. Poi davanti ci sono Lautaro e Thuram... E un ulteriore fattore positivo non va sottovalutato».
Ovvero?
«Essendo calati un po’ i ritmi a questo punto dell’annata, i subentrati riescono a mantenere alto il livello della squadra. Al di là dei gol di Frattesi, tutti coloro che sono entrati hanno dato il loro contributo con convinzione e attenzione».
Fa paura questo Paris Saint-Germain?
«Beh, bisogna partire innanzitutto dal portiere (ride, ndr ) che ha portato i francesi in finale. Oltre a Donnarumma la squadra di Luis Enrique è equilibrata e ha un centrocampo molto forte: non è un reparto con molta stazza, però hanno tutti qualità, dinamismo e attenzione tattica di altissimo livello. E poi pressano subito, recuperando palla velocemente. Anche se ieri, però, è sembrato un po’ “preoccupato” dalla pressione dell’Arsenal».
E in attacco?
«C’è tanta fantasia con Doué, Dembélé, Kvaratskhelia... È tutta gente che sa dribblare e se non li affronti al meglio ti possono castigare. Nella linea difensiva, invece, è sempre fondamentale il ruolo di Marquinhos che guida benissimo tutti i compagni di reparto. E c’è una somiglianza con l’Inter: gli esterni Hakimi e Mendes, come quelli nerazzurri, sono molto bravi a venire avanti in fase offensiva. In fascia sarà necessaria la massima attenzione».
Il duello in panchina, invece, come lo vede?
«In semifinale Inzaghi è stato bravo a sfruttare le occasioni, con Flick che a un minuto dalla fine ha continuato a giocare uomo contro uomo: un po’ presuntuoso... Luis Enrique mi sembra un allenatore preparato, si è fatto una squadra su misura, zeppa di ottimi giocatori. Non ha una stella assoluta come è Lamine Yamal per il Barcellona, uno su cui si basa tutta la squadra. Si potrebbe nominare Dembélé perché è quello che si mette di più in evidenza, ma tutti i titolari del Psg sono molto bravi e ugualmente importanti».
Quanto conta in gara secca la maggiore esperienza dell’Inter contro un’avversaria mediamente più giovane?
«Forse gli uomini di Inzaghi potrebbero avere un po’ meno gamba, ma si sta vedendo davvero tanto sacrificio e parecchia umiltà. Non so se martedì è stato l’effetto dell’esaltazione del pubblico, ma sono stati fattori fondamentali».
A quale giocatore del Psg deve fare più attenzione l’Inter?
«Kvaratskhelia, è il calciatore più pericoloso».
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