Intervistato dal Secolo XIX, il giocatore dell'Inter passato al Genoa in prestito, Valentin Carboni, ha parlato della nuova esperienza in rossoblù:

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Carboni: “Il Mondiale con l’Inter mi è servito. Genoa? Mi ha convinto Vieira, ecco il mio ruolo”
Come è andata la trattativa per arrivare al Genoa?
«Già sapevo che c'era un interesse ma con l'infortunio a Marsiglia non giocavo. Il Mondiale per Club con l'Inter è servito per far vedere che mi ero ripreso. Mi hanno convinto tifoseria, stadio e Vieira, che mi ha chiamato».
Cosa le ha detto?
«Che il Genoa è un grande club che punta sui giovani, di venire, che vuole una squadra che giochi bene. Ho visto il suo Strasburgo e poi il Genoa, mi piace il suo calcio. Cl Chiede aggressività e pressione in fase difensiva, essere cattivi, recuperare palla in avanti. E poi con il possesso di dare qualità».
Come ha vissuto l'infortunio?
«È stata una cosa molto brutta ma ti fa crescere come giocatore e persona, ti fa apprezzare di più le cose buone quando le hai. Sono più maturo. La forza di reagire l'ho trovata in me, nella voglia di tornare ad alti livelli, in nazionale. Mi mancava la palla, fare quel che mi rende felice».
Poi è arrivato il gol all'Urawa al Mondiale per Club.
«Per me è stato liberatorio, ero al rientro dopo mesi. Quel torneo per me è stato importante, il rientro perfetto e riparto da lì. Fisicamente mi sento bene, mi sono unito dopo alla squadra, ho iniziato a lavorare col gruppo, mi stanno portando pian piano alla miglior forma possibile».
Il Genoa ha grande tradizione di argentini.
«Lo so, c'è un legame grande con il Boca, similitudini con il tifo. Ricordo Milito e Romero, grandissimi giocatori. E anche Palacio, Burdisso. Mi stuzzica l'idea di lasciare un segno qui nella gente come loro».
Messi stravede per lei.
«Leo è il mio idolo, stravedo anche per Di Maria e Dybala. Allenarmi con Messi in nazionale è stato un sogno, all'inizio non me ne rendevo conto. Copiarlo è impossibile ma da lui si impara».
Anche Galliani al Monza la elogiava di continuo. Cosa sa di avere di speciale?
«È un orgoglio ricevere elogi da persone così. Cerco di essere me stesso in campo e fuori. In campo provo a fare cose diverse, divertirmi, essere felice, inventa-re, cerco di cambiare qualcosa durante le partite. Anche Palladino a Monza mi parlava molto bene del Genoa: pure lui mi ha insegnato tanto».
La aspetta il Ferraris.
«Ci ho già giocato, mi ha impressionato la gente, sorpreso. Ho tanta voglia di giocarci ma sono sereno, il momento arriverà».
Nel 4-2-3-1 di Vieira dove si vede?
«Dietro la punta o da esterno, soprattutto a destra, ma gioco ovunque. Ho già scelto il numero di maglia, prenderò il 23, tra i liberi era il mio preferito».
Obiettivi rossoblù?
«Qui sono stato accolto molto bene, si lavora tanto ma con alle-gria. È fondamentale andare avanti step by step, solo così potremo fare un grande campionato. Io ho tanta voglia, spero di portare la mia qualità, di fare quel che so, senza paura. L'infortunio mi ha aiutato a non vivere il calcio con ossessione. Bisogna essere responsabili ma anche liberi di testa in campo».
La sua è una "famiglia nel pallone".
«Papà Ezequiel era un media-no, ha giocato nel Catania, ci ho vissuto da bimbo ma ero piccolo, ho pochi ricordi, poi ci siamo tornati nel 2019, quando papà allenava lì la Primavera e giocavo nelle giovanili. Mio fratello Franco è terzino sinistro, Cristiano gioca nell'Inter U17, mancino e trequartista: mi somiglia».
Ha vinto la Copa America e poi si è fatto male in nazionale a ottobre scorso. Il sogno è il Mondiale?
«È il sogno di tutti i bambini e di tutti i calciatori. Sarà difficile, c'è tanta concorrenza ma se arriverà la chance la sfrutterò al massimo».
Sul polpaccio ha tatuato un pallone. Come mai?
«C'è la data del mio debutto con l'Inter ma è l'unico tatuag-gio, non mi piacciono molto».
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