Ferdinando “Fefé” De Giorgi è un uomo da finali. Da giocatore prima, da allenatore poi, il tecnico salentino ha scritto pagine importanti della pallavolo italiana ed europea. Oggi alle 18.30 affronterà l'Iran nel “BPer Test Match Memorial Pasinato”. Orario scelto per non perdersi Psg-Inter perché De Giorgi, tifoso del Lecce, è anche un appassionato nerazzurro: "La salvezza dei salentini è stata una grandissima soddisfazione, adesso speriamo di bissare con la Champions League dell’Inter, sarebbe storico. Ovviamente la guarderò, abbiamo anticipato di due ore la gara con l’Iran per permettere a tutti di poter seguire entrambe le partite".


news
De Giorgi: “Inter, giocatela con la testa libera. In una finale non ci sono favoriti”

Lei ha preparato tantissime finali. Come vive un allenatore i giorni precedenti all'ultimo atto?
—«Quando arrivi all'ultimo km di un percorso, non devi inventare nulla. La prima regola è questa, anche perché la strada è stata lunga, si è già seminato. Negli ultimi giorni prima della partita, la gestione deve essere il più normale possibile. Guai a farsi prendere dall'agitazione di voler preparare più cose, il rischio è quello di trasmettere le sensazioni sbagliate alla squadra, di dare un senso di insicurezza. Uno dei problemi dell'attesa è giocare nella propria testa la partita, è uno spreco di energie. Come detto, arrivati a questo punto il più è stato fatto, non ci sono neanche i tempi per cambiare chissà quali aspetti. Bisogna solo pensare a quanto si è costruito, ciò che si ha, le proprie potenzialità. E giocarsela».
Nelle ultime ore si guarda più a cosa deve fare la propria squadra o come limitare quella avversaria?
«È un mix di situazioni, però il primo pensiero va alla propria squadra, a portarla a esprimersi al meglio. A questi livelli, poi, è ovvio che tatticamente venga preparato ogni dettaglio per contrastare il gioco dell'altra formazione, ma l'importante è arrivare al fischio d'inizio sereni di aver fatto tutto per far sì che i propri giocatori siano pronti a fare quanto imparato nel corso della stagione».
Nella pallavolo l'impatto è sicuramente inferiore, ma nell'ultima settimana c'è pure il tempo per mettere a punto la condizione fisica? O si può incidere solo sulla testa e sulla tattica?
—«I carichi e il lavoro individuale sono importanti, anche a pochi giorni dalla gara. Bisogna rifinire il tutto. Entrambe le squadre, rispetto ai loro ritmi che le vedono in campo ogni tre-quattro giorni, hanno avuto una settimana per allenarsi, quindi penso che anche da un punto di vista fisico arriveranno al top».
Il Psg arriva alla finale dopo aver vinto Ligue1 e Coppa di Francia; l'Inter dopo aver perso lo scudetto per un punto. Lei al posto di chi vorrebbe essere, Luis Enrique o Inzaghi?
«La situazione del Psg sembra quella ideale, sicuramente sono in fiducia, però può essere pericoloso. Quando perdi uno scudetto per un punto, invece, c'è il rischio di abbattersi, ma al tempo stesso può esserci un ulteriore stimolo in vista dell'obiettivo successivo. L'Inter avrà voglia di riscattarsi per lo scudetto e pure per la finale di Champions del 2023. Nello sport si prende l'energia da tutto, anche dalle cose negative. Poi la pressione ci sarà a prescindere per l'evento in sé e fra i compiti di un allenatore c'è quello di non caricarla ulteriormente, di non aumentare l'ansia della prestazione».
I due successi esaltanti contro Bayern e Barcellona possono rappresentare una molla in più per l'Inter?
—«Assolutamente. Hanno aumentato la consapevolezza della propria forza. Il gruppo in quelle partite si è compattato, soffrendo e tirando fuori qualcosa in più. Da quelle gare l'Inter deve prendere energia, come piace dire a me, si è fatta gli anticorpi».
Nel 2023 l'Inter era sfavorita contro il Manchester City, oggi parte alla pari col Psg: cambia qualcosa nella preparazione mentale?
—«Resto dell'idea che in una finale non ci siano favoriti. Si parte sempre dallo 0-0».
Chi vince?
—«Eh (sorride, n.d.r.). Tifiamo per la squadra italiana, tifiamo per l’Inter».
(Tuttosport)
© RIPRODUZIONE RISERVATA