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Daniele Doveri si racconta in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, ripercorrendo un momento che ha cambiato per sempre la sua percezione del calcio e della vita. "Non ho mai tifato per una squadra di calcio. Ma da quel giorno tifo per un calciatore, Edo".
«Nella mia giovinezza non ho mai tifato per una squadra. Non mi affezionavo a quella o a quell’altra. Quando giocavo avrei voluto essere un Baggio, uno di quei giocatori così. Insomma: da quel giorno però tiferò per Edo qualsiasi cosa farà nella vita. Qualsiasi. Sperando che torni dentro un campo, con le sue scarpe da gioco… Quel giorno ha cambiato la valutazione di mille cose».
«No. Sapevo che sul campo era stato fatto tutto il possibile, le cose giuste. Ripensavo ai momenti, ai secondi. Sa cosa mi ha stupito? Lo stupore della gente per il fatto che io abbia reagito così. A volte l’arbitro viene visto come un alieno e ci si sorprende che si possa emozionare».
«Ed è un po’ così anche per noi arbitri. Non siamo alieni ma esseri umani. Quella serata mi ha insegnato ad approcciarmi in maniera diversa. Fra l’altro quando è accaduto tutto aspettavamo una decisione del Var e ho messo a confronto le due cose, ovviamente inconfrontabili ma per dire: a volte ci si arrabbia per una chiamata al var... Dare il giusto valore agli eventi e alle priorità è la via da seguire. Bisogna viverla con più serenità».
«Quando in Eccellenza presi uno schiaffo. Nei campi di provincia dovrebbe prevalere lo spirito sportivo. E invece a volte il prato sembra una zona franca, uno sfogatoio, come se uno dovesse dare proprio lì il peggio di sé. Ho visto un quindicenne aggredito da un settantenne massaggiatore: per un calcio d’angolo. Gli ha tirato la borraccia contro il petto. Giorni di prognosi. Sono convinto che...».
«Assolutamente sì. Perché ci fa andare tutti a casa più sereni. Quello che più conta è sapere, alla fine della gara, che il risultato finale sia rispondente a quel che si è visto e alle decisioni prese in campo. E il Var, in questo, ha aiutato enormemente».
«La curiosità più grande sarà vedere che effetto farà sul pubblico: sarà rasserenante o no?».
(Gazzetta dello Sport)
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