Sostituì ter Stegen, volato a Barcellona.
“All’epoca Sommer giocava nel Basilea e si stava imponendo con la nazionale. Aveva le qualità per essere il nostro numero uno, così andai dal direttore sportivo e gli feci il suo nome. La trattativa fu molto rapida. Una volta al campo gli dissi ‘finalmente sei dei nostri’”.
È un portiere sottovalutato?
“Assolutamente sì. Molto. Soprattutto per via dell’altezza, credo. Fu subito determinante per noi. Fu l’unico giocatore della rosa a scendere in campo in tutte le partite, quasi 50”.
Le sue migliori qualità?
“Trasmetteva sicurezza. Quell’anno fu sensazionale: chiudemmo con la seconda miglior difesa del campionato dietro il Bayern Monaco campione. Prendere il posto di uno come ter Stegen non era facile, ma Yann fu eccezionale. Si inserì con personalità, coraggio e grandi parate. Ne ricordo alcune pazzesche in partite decisive. Quando ho visto l’intervento su Yamal ho ripensato a quella stagione incredibile”.
Sommer in una parola, quindi?
“Istinto. Quest'anno è tra i primi tre portieri al mondo”.
Tra lui e Donnarumma chi sceglie?
“Credo che Gigio sia comunque un gradino sopra, ma se devo valutare il rendimento di quest’anno, soprattutto in Champions, allora prendo Sommer. Contro Barcellona e Bayern è stato decisivo. Per vincere la grande coppa servono le sue parate: è il numero 10 dell'Inter”.
Un aneddoto che la lega a lui?
“Si presentò in ritiro vestito in modo impeccabile, coi capelli in ordine, gli occhiali da sole, il borsone. Sembrava un modello. Ma si inserì immediatamente nel contesto squadra. Parlava poco, poi. È sempre stato quel leader silenzioso che alla fine ascoltano tutti”.
La grande squadra è arrivata solo a 35 anni. Sorpreso?
“A Gladbach stava da Dio, ma forse era il momento giusto. Il Bayern Monaco lo chiamò a gennaio 2023 per sostituire l’infortunato Neuer. Se la cavò alla grandissima e fu decisivo per la vittoria del campionato. Anche lì, fece un paio di parate da brividi”.
Insomma, chi vince la Champions?
“Il Psg è favorito. Luis Enrique è riuscito a migliorare una squadra senza più Messi, Neymar e Mbappè. Ma occhio all’Inter, difende benissimo: ho avuto la fortuna di sfidare Inzaghi in quattro occasioni, tutte con la Lazio: non ho mai vinto. Le prime due col Nizza, in Europa League, le altre col Borussia Dortmund in Champions. Sa gestire il gruppo molto bene. Sommer ne è l’esempio perfetto".
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