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A proposito di Dna, il Barça rivale dell’Inter in Europa sì che lo ha ben chiaro.
«Eccome. È lo stesso dai tempi di Cruijff e anche quando giocavano male e non vincevano non hanno mai abbandonato le proprie idee. Hanno preso decisioni sbagliate comprando giocatori inadatti all’idea di gioco ma non hanno mai lasciato la loro strada. E poi quando si sono trovati in grandi difficoltà economiche cos’hanno fatto? Sono tornati alle radici, ai giovani della cantera cresciuti in un ambiente tattico preciso, marcato. E con il Dna Barça sono risaliti. È successo lo stesso anche alla nazionale olandese: siamo affondati, e siamo risaliti con le nostre qualità e le nostre caratteristiche. Per questo dico che non bisogna mai mollare il proprio Dna».
Come vede le semifinali di Champions?
«Difficili. Le semifinaliste giocano un calcio d’attacco con l’Inter che è la più difensiva ma anche la più pericolosa. La squadra di Inzaghi è la più prudente, gioca un 3-5-2 basato su una grande difesa perché resta sempre un club italiano, ma sa anche attaccare molto molto bene. Nel Barça e nel Psg ci sono tanti giovani che si stanno mettendo in evidenza, Lamine Yamal è straordinario e Luis Enrique ha fatto una trasformazione enorme con il lancio di ragazzi di grande qualità come Doué, Barcola, Pacho, Nuno Mendes, Joao Neves. Mi piace il 4-3-3 dell’Arsenal, mi sembra abbiano grande forza, ma non solo».
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