FC Inter 1908
I migliori video scelti dal nostro canale

fcinter1908 news interviste La Russa: “Nazionale? La amo pure più dell’Inter! Viva Gattuso ma Gravina quando dice…”

news

La Russa: “Nazionale? La amo pure più dell’Inter! Viva Gattuso ma Gravina quando dice…”

La Russa Inter
Le parole del presidente del Senato: "La preoccupazione visti i precedenti c’è, ma sono profondamente innamorato della nostra Nazionale"
Marco Astori Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Ignazio La Russa, presidente del Senato e tifoso dell'Inter, ha parlato così della Nazionale: «Il mio amore per la Nazionale è anche maggiore di quello che ho per l’Inter. E io sono un tifoso sfegatato. Mondiale? La preoccupazione visti i precedenti c’è, ma sono profondamente innamorato della nostra Nazionale, quindi la speranza che ce la faccia supera qualunque altro tipo di sensazione. O di obiezione».

Ovvero?

«È stato scelto Gattuso e allora viva Gattuso! È una scelta che io rispetto e una volta fatta la sostengo e la sosterrò fino alla fine. Resto comunque dell’idea che il presidente federale Gravina sbagli nel dire che è un simbolo del calcio italiano: Gattuso è il simbolo della resilienza, ma se parliamo di pallone per me i simboli sono Totti, Rivera, Baggio, Del Piero, oppure Buffon e Zenga. Detto questo, adesso dobbiamo tutti tifare per Ringhio».

La Russa: “Nazionale? La amo pure più dell’Inter! Viva Gattuso ma Gravina quando dice…”- immagine 2

Che cosa può dare il nuovo ct a quest’Italia?

«Quello che è mancato alle ultime Nazionali, cioè l’attaccamento alla maglia. Su questo può dare qualcosa più degli altri, non c’è dubbio».

Nota un certo disamore per l’azzurro?

«Negli ultimi tempi mi pare che i calciatori non si straccino le vesti per giocare. Lo dimostra il fatto che qualcuno proponga che chi “marca visita” in Nazionale, non venga convocato la volta successiva: è un’idea che di fatto nasconde il sospetto che qualcuno manchi certi appuntamenti pur potendo partecipare. Se c’è bisogno di una sanzione vuol dire che ormai è senso comune pensare che i calciatori non amino così tanto l’azzurro. Magari lo fanno a inizio carriera perché porta un accrescimento del loro valore, ma una volta che sono affermati non gliene frega poi così tanto. Io non so se sia così e di certo non è così per tutti, ma il solo fatto che aleggi questo sospetto dimostra che c’è bisogno di un cambiamento di mentalità. E per averlo non credo possa bastare l’allenatore, serve un nuovo atteggiamento di tutto il mondo del calcio, indirizzato in maniera meno mercantilistica e più a favore della maglia, anche se non dà sempre un vantaggio economico».

Pensa ci sia meno attaccamento anche da parte dei tifosi?

«Temo di sì, in tanti preferiscono un buon risultato del proprio club a un’eccezionale vittoria dell’Italia. Ho un’amica, grande appassionata di calcio, che già 15 anni fa mi diceva che a lei interessava solo l’Inter e che della Nazionale non gliene fregava niente: per me era una bestemmia, perché io sono un interista sfegatato ma l’Italia viene comunque prima. E se vai nelle curve l’80% dei ragazzi la pensa come lei. Serve un cambiamento culturale e a indirizzarlo devono essere Lega e Federazione: stimo molto Simonelli, ma è arrivato da poco, e stimo anche Gravina, che a questo punto, con la scelta di Gattuso, si è assunto grandi responsabilità».

La Russa: “Nazionale? La amo pure più dell’Inter! Viva Gattuso ma Gravina quando dice…”- immagine 3

Ci spieghi meglio.

«Se arriveremo al Mondiale se ne assumerà i meriti, se invece le cose andranno male dovrà rendere conto dei rischi che ha voluto correre. E se, Dio non voglia, pareggiassimo una delle mie prossime partite, non credo che potremmo aspettare le altre. Io comunque confido che andremo negli Stati Uniti. La terza volta non sarebbe accettabile... Ecco, anche aver mancato gli ultimi due appuntamenti non ha aiutato l’affezione dei tifosi. Ma non si può continuare a sperare nello stellone, occorre adoperarsi per qualcosa di concreto. Io ho proposto di imporre ai club di schierare un certo numero di italiani nell’undici titolare o di dare un peso a chi favorisce i vivai nella suddivisione dei proventi dei diritti audiovisivi, concetto che sta sviluppando anche il ministro per lo Sport Abodi. Di certo, se rischiamo la terza mancata qualificazione significa che il problema è strutturale, non episodico».

In questa Nazionale chi fa la differenza?

«Dimarco, Barella e Donnarumma. Tecnicamente non hanno nulla da invidiare ai campioni di qualsiasi grande squadra straniera».