Uno dei volti nuovi dell'Inter edizione 2025/26 è Luis Henrique. L'esterno brasiliano, arrivato dal Marsiglia, ha raccontato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport le sue sensazioni dopo i primi mesi in nerazzurro: "Il soprannome Gigi? Non ho capito chi l'abbia inventato, ma ha semplicemente tradotto Luis e poi lo ha accorciato: adesso tutti mi chiamano così e mi piace pure perché mi fa sentire ancora più interista".


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Luis Henrique: “Il soprannome Gigi, i consigli di Chivu, gli obiettivi. Per me l’Inter…”
"Sono partito a destra dove studio Dumfries, che ha una straordinaria forza: vorrei davvero diventare un martello come lui. Ma mi piace anche partire da sinistra e accentrarmi per provare a essere più imprevedibile, penso di avere le qualità per farlo".
"Gigi", con i monegaschi, a un certo punto, ha fatto pure l'interno di centrocampo.
"Ho fatto anche quello a Marsiglia con De Zerbi: sono movimenti diversi, ma mi ci ritrovo abbastanza. Io sono a disposizione, sto dove sceglie il mister e cerco di imparare: conta solo la serietà e il lavoro, poi pur di aiutare la squadra sono davvero pronto a fare qualsiasi cosa".
Sensazioni dopo la prima vera amichevole?
"Si vede che questa è una squadra, nel vero senso della parola. Avendo giocato in Ligue 1, so bene le difficoltà che si hanno contro il Monaco, ma l'Inter ha rimontato con un uomo in meno. Non è da tutti. Certo, la preparazione è dura e si sente nelle gambe, ma sta nascendo una squadra forte".
In realtà, lei aveva avuto un antipasto nerazzurro in America.
"L'esperienza al Mondiale per Club è stata comunque positiva: ho avuto modo di conoscere compagni e ambiente prima, così appena rientrato ero "dentro" al club. Come in ogni inizio di stagione, tutti siamo più motivati e concentrati. Vogliamo solo rendere felici i tifosi e vincere".
Che idea aveva dell'Italia e dell'Inter prima?
"Uno dei Paesi più belli al mondo e una delle squadre più grandi del pianeta. In Italia respiri storia, ma Milano mi ha colpito per la modernità e le tante cose da fare: la voglio scoprire e sentirla sempre più casa. Per me, Inter vuole dire anche Ronaldo il Fenomeno: un idolo, il mio preferito".
Con chi ha più legato nello spogliatoio?
"Con Carlos Augusto, perché siamo entrambi brasiliani e abbiamo una dote innata nel trovarci insieme e scherzare. Dicono che rispetto a me sembri più serio ed europeo, ma non è vero... Magari aveva bisogno solo di un connazionale per far vedere la sua natura allegra (ride, ndr). Mi trovo bene anche con Lautaro: parlo spesso con lui, mi dà consigli. Ma in generale, tutti mi hanno accolto bene e sostenuto. Questo è uno spogliatoio in cui ci si rispetta e ci si aiuta, fatto di gente forte ma umile: alla lunga, fa la differenza".
Come va, invece, il rapporto con Chivu?
"Per me è molto importante avere un allenatore come lui. Ha l'animo del giocatore, quindi capisce cosa ti serve e cosa provi dentro. Mi dà fiducia e libertà di dribblare: vuole che giochi il mio calcio, che rischi, mi incoraggia a provare l'uno contro uno. Sto imparando tanto nella tattica, qui la posizione è una cosa davvero importante, ma da parte mia penso di poter portare allegria brasiliana, dribbling e un po' di audacia".
Sa che è difficile togliere il posto a Dumfries?
"È la sfida che cercavo a questo punto di carriera, e lo dico con la massima ammirazione per Denzel. Ho sempre sognato di giocare in una grande squadra con grandi giocatori, e questo mi motiva a cercare il mio spazio, nel rispetto di tutti. La competizione sana aiuta, lo insegnano i grandi".
E chi sono i grandi a cui si ispira?
"Ronaldo su tutti, l'ho detto, poi aggiungo Ronaldinho Gaucho e Neymar. Quando ho un momento, vado su YouTube e me li godo ancora oggi. Negli Stati Uniti ho conosciuto bene anche Maicon: mi ha dato ottimi consigli che userò durante la stagione. Vorrei semplicemente seguire il suo esempio e fare la storia come lui. Anche nella Seleçao. Non ho parlato con Ancelotti, ma devo dimostrare sul campo di meritare la convocazione. Non è impossibile e giocare all'Inter mi dà visibilità".
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