Stessa scelta, alla fine: vendere l’Inter e il Milan. Perché?
«Ragioni economiche. Abbiamo visto, tutti e due, l’esplosione dei costi e una passione che non teneva il passo delle ambizioni. Ho sempre pensato che fosse giusto cedere a società internazionali. Adesso si preferiscono i fondi: però, diciamolo, un gruppo familiare, una proprietà precisa, sono comunque un punto di riferimento più semplice, anche per la squadra che deve vincere le partite».
Qual è il giocatore più morattiano di quest’Inter di oggi?
«A me piace Barella, è migliorato tantissimo. Un calciatore che ti coglie di sorpresa, salta l’uomo, combatte, è pericoloso in attacco. Poi è molto forte Lautaro e mi piace anche Thuram, conosco il padre».
Simone Inzaghi?
«Ho cambiato il mio giudizio. All’inizio non lo consideravo adatto all’Inter: invece è molto bravo, preparato, gestisce le situazioni più delicate, tanto buon senso, sempre calmo. Marotta? Fa bene il suo mestiere, l’avevo anche cercato ai tempi della Sampdoria».
Andrà alla finale di Champions a Monaco?
«No, non penso di andare, però la seguirò con attenzione. Molto bella la sfida con il Barcellona, mi sono divertito, un 4-3 emozionante e Yamal mi ha impressionato, che riflessi pazzeschi».
Si sente con Mourinho, l’allenatore del Triplete e di tante vittorie?
«Ogni tanto ci scambiamo messaggi».
Sembra ancora più impetuoso.
«Capita se non raggiungi i risultati sperati».
Rivalità storiche del pallone: la Juventus e il Milan.
«Sì. Ma il vero avversario non era e non è il Milan, è sempre stata la Juve».
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