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È vero che Giuntoli avrebbe detto che si vergognava di averla scelta?
"No. Non ho mai avuto la conversazione di cui si è scritto, mai. E mai ho avuto un litigio con il direttore, mai. Abbiamo parlato di come migliorare la squadra, come sempre, e lo abbiamo fatto con chiarezza e onestà, anche con opinioni diverse, come sempre si fa. Sono proprio queste bugie che non intendo lasciar passare".
Lei ha detto a Yildiz che non doveva sentirsi Messi?
"Questa cosa con Yildiz non è mai successa. Non ho mai detto a Kenan una cosa simile. Ho chiesto tante cose ai miei giocatori, ho delle esigenze e dei principi come allenatore, sicuramente. Possiamo sempre discutere per trovare il modo migliore di fare, però sempre in modo positivo, con rispetto reciproco. Non ho mai avuto questa situazione con Kenan. Chi lo dice è un altro bugiardo".
Dopo la partita con l’Empoli, lei ha detto che era stata una vergogna. La squadra come ha reagito?
"Dopo quella partita non ci potevano essere scuse. È stata una prestazione non da Juve. Abbiamo sbagliato tutti, io per primo, come ho sottolineato sinceramente nel dopo partita. Dopo la partita i ragazzi, sono ragazzi intelligenti, erano tristi, dispiaciuti e coscienti dell’occasione perduta. Noi volevamo vincerla, quella coppa".
Ha mai avuto la sensazione di essere tradito dalla sua squadra?
"No, mai. Io sono una persona nitida, sono molto onesto e molto diretto con i miei giocatori. Quella volta avevo espresso con durezza nello spogliatoio i miei sentimenti. Però tradito no, mai, perché dal primo giorno questi ragazzi si sono allenati bene, hanno mostrato voglia di fare bene. Abbiamo superato momenti molto complicati, specie con gli infortuni, ma loro hanno sempre trovato il modo di dare qualcosa in più, nessuno ha fatto il furbo. Abbiamo tutti cercato di fare il meglio e ci dispiace di non esserci riusciti fino in fondo".
Cosa ha sentito quando ha chiuso l’armadietto ed è andato via della Continassa?
"Ero triste, perché quando ho accettato questo lavoro immaginavo che andasse in un altro modo. Però è stata una grande esperienza, sia professionale che umana. In questo momento mi godo la mia famiglia perché, quando alleno, la mia famiglia rimane in Portogallo, non vogliamo cambiare le scuole alle bambine. È un privilegio poter essere con loro in un momento così negativo. Ma sono pronto a tornare per poter sposare un altro progetto, continuare il mio lavoro e cercare di fare il meglio possibile in una prossima tappa".
In questa esperienza si è mai sentito solo?
"No, perché so benissimo che in questo lavoro le vittorie sono di tutti e le sconfitte dell’allenatore. Ma so anche bene che non si deve cambiare rotta: anche in futuro prenderò le decisioni che ritengo giuste senza nessun calcolo di interesse. Se vanno bene sarò felice per tutti e se vanno male mi assumerò le mie responsabilità come sempre e come ho fatto con la Juventus".
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