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Salvatore Foti, ex vice di José Mourinho, è intervenuto ai microfoni di TvPlay e ha parlato della sua esperienza insieme all'allenatore sulla panchina della Roma. «Come è nato il rapporto con Mourinho? Ero a casa, era Natale dell’anno della Conference League. Mi chiamò il preparatore atletico, Stefano Rapetti, attualmente all’Inter nello staff di Chivu, con cui ho lavorato alla Samp e al Torino. Con lui ho un rapporto oltre che di lavoro di grande amicizia. Mi disse che mi avrebbe chiamato Mourinho perché aveva avuto problemi con il suo vice e parlando con Stefano gli è stato fatto il mio nome. Da lì è nata questa videocall nel giorno di Natale. Sono stato al telefono 3-4 ore. O il 26 o il 27 ho firmato il contratto con la Roma e il 31 dicembre ero a Trigoria al centro sportivo. Tutto molto rapido. Parlando con Mourinho gli ho detto che dovevamo vedere se ci trovavamo bene a lavorare insieme. Dopo il primo mese, dove lui mi studiava, capì che ero un ragazzo a cui poteva fare affidamento al di là delle esperienze calcistiche. Così è cominciata l'esperienza alla Roma e poi un anno al Fenerbahce», ha raccontato.
«Con Mourinho mi sento ancora, ma mi sono separato da lui perché era giusto il momento per iniziare una carriera da allenatore da solo. Ho avuto colloqui con la Sampdoria e lui già aveva capito che c'era una volontà di iniziare un percorso da solo. La fine è stata dovuta alla volontà mia di portare avanti un discorso da solo. Se qualcuno pensa che vincere 26 titoli in carriera e che due finali con la Roma siano solo fortuna, o perché prima era e oggi non è più, si sbaglia di grosso. Mi disse che avremmo vinto l'EL, non riuscimmo a vincere l'EL perché avevamo una rosa da 13-14 titolari. La rosa non era mai stata profonda e non c'erano le forze per tante partite, si sono giocate 13-15 partite in un mese e mezzo. È un altro sport, un altro lavoro. O hai venti titolari che puoi schierare e far riposare in base alle gare o non ce la fai», ha spiegato.
«Conosco bene i numeri della Roma, ma la classifica del campionato va proporzionata alla rosa e a quello che ha fatto in Europa, non sono due cose distinte. Porta via troppe energie. Dopo Spalletti non c'è stato un allenatore che ha fatto meglio di Mourinho, ha fatto due finali di fila. Può non piacere il gioco e il pragmatismo, ma in termini di risultati in maniera schietta non c'è stato allenatore migliore a Roma che negli ultimi anni non ha fatto nessuna finale. Quando abbiamo vinto la finale di Conference League contro il Feyenoord c’era gente che piangeva come bimbi. Un’emozione fortissima per romani e romanisti. So bene che era la coppa delle settime, ma in semifinale c’erano squadre da finale di Europa League», ha raccontato ancora.
«Mourinho sottovalutato? Dicevano che litiga solo con gli altri. Ma se vai due volte in una finale europea la palla in qualche modo deve entrare dentro la porta. Non litighi solo con gli altri. Il secondo gol di Zaniolo contro il Bodo Glimt è un orgoglio per noi. Otto passaggi fatti in verticale con scavino finale davanti al portiere. O il gol di Mkhitaryan alla Samp: 35 passaggi partendo dal portiere», ha spiegato l'allenatore.
(Fonte: tvplay.it)
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